ANNO 14 n° 116
Orte-Mestre, danni per 311 milioni
Mai realizzata, le ditte che vinsero l'appalto ricorrono contro lo Stato
25/12/2016 - 02:02

ORTE - Un’opera incompiuta come ce ne sono state tante in Italia, ma quello che sconvolge di più sulla questione della Romea commerciale, l’autostrada Mestre-Orte è che adesso le ditte che erano coinvolte nel progetto hanno chiesto 311 milioni di danni al Tar del Lazio perché l’opera non si farà più. Come riporta anche il sito del Mattino di Padova, alla richiesta di 180 milioni di euro di danni per responsabilità precontrattuale, si aggiungono altri: 52.297.318 per spese sostenute e 78.987.000 per perdita di chanche, dal gruppo di aziende che avrebbe dovuto realizzarla in project financing.

Totale 311 milioni, poco più. A rispondere sono chiamati i ministeri dei Trasporti, dell’Ambiente, della Cultura, la presidenza del Consiglio con le strutture operative Dipe e Cipe e l’Anas, tutti individuati attraverso le persone fisiche titolari o responsabili pro tempore. Il che introduce un fastidioso dubbio: in caso di condanna gli uomini dello Stato potrebbero essere chiamati a rispondere di danno erariale, il che significa obbligati a fronteggiare l’esborso con il proprio portafoglio.

Il precedente c’è già: il 3 ottobre scorso il Tar del Molise condannando l’Anas per il blocco dell’autostrada molisana (anche quella era da costruire in project), ha spedito le carte alla Corte dei Conti per verificare responsabilità dirette degli amministratori. Una situazione spinosa per lo Stato che negli anni ha sempre rimandato la realizzazione dell’opera, con varianti al progetto, con approvazioni in ritardo, una storia contorta che comincia nel 2003, quando la Romea autostradale, prevista in 430 km di lunghezza, era definita «opera strategica di preminente interesse nazionale». Ma nel 2016 scompare dalla legge di stabilità, esclusa dalle priorità del governo Renzi.

Nel mezzo ci sono stati 13 anni di aggiustamenti e di modifiche del progetto e al piano finanziario, imposti al promotore dagli organismi di controllo. Un iter estenuante, per non arrivare a niente, benché a trainare il project ci fosse un pezzo da novanta dell’iniziativa privata: Vito Bonsignore, deputato della Dc nella prima repubblica e di Forza Italia nella seconda, poi dell’Udc, del Ncd, banchiere, imprenditore.

Con qualche intermezzo giudiziario, prima di diventare il grande patrocinatore della Romea autostradale. Intanto è stato presentato l’esposto dagli avvocati Giovanni Carbone e Giuseppe Giuffrè, dai ricorrenti: 4 aziende francesi (Gruppo Egis di Versailles), la Technip Italy di Roma, la Gefip Holding di Bruxelles, Banca Carige, Infrastrutture Lavori Italia Autostrade di cui è presidente e amministratore delegato Bonsignore e Management Engineering Consulting di Antonio Conta. Queste due ultime società sono di Torino. Dunque dopo anni di rinvii il 10 novembre 2014, il Cipe dà il definitivo ok, ma da quel momento silenzio.

Passa un anno e solo con un accesso agli atti il promotore scopre che il ministero delle Infrastrutture e trasporti ha deciso che non se ne farà più niente. Peggio: ''Ha presentato una proposta di legge intesa a sbarazzarsi d’autorità del promotore, senza riconoscere i dovuti oneri'' decretando il definitivo game over per la Mestre-Orte ex opera strategica dello Stato.






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