ANNO 14 n° 89
Omicidio di S. Lucia, ''Fieno andrebbe curato in una comunità terapeutica''
Arrivano le superperizie sul 45enne: ''Affetto da disturbo borderline''

VITERBO –  Delitto di Santa Lucia, Ermanno Fieno affetto da disturbo borderline. A fare chiarezza sulla personalità del 45enne accusato di aver nascosto il cadavere del padre e aver poi assassinato la madre con un attizzatoio, arrivano le perizie del professor Giovanni Battista Traverso, docente ordinario di psicopatologia forense all’università di Siena e del professore Alessandro Meluzzi, massimo esperto della psichiatria forense nazionale. Nominati rispettivamente da procura e difesa, ieri mattina hanno depositato le loro relazioni sulla scrivania del gip Rita Cialoni.

Secondo quanto emerso, il 45enne sarebbe affetto da un disturbo di adattamento con umore depresso e da un disturbo borderline, che lo porterebbero a vivere un’esistenza quasi del tutto distaccata dalla realtà: ''Fieno vive in una finzione mentale che lo spinge a credere possibili dei comportamenti e delle scelte del tutto inefficaci – spiega il professor Meluzzi – ecco perché avrebbe nascosto il cadavere del padre e poi, dopo averla uccisa, anche quello della madre. Perché sperava di poter far finta di niente, semplicemente avvolgendoli con del cellophane. Un comportamento tipico di chi è preda di uno stato d’animo delirante''.

Del tutto concordi nel credere che il 45enne sia affetto da patologie psichiatriche, i due periti, massimi esperti del settore, hanno esaminato anche il rapporto che legava Fieno con i due genitori, Gianfranco e Rosa, ritrovati cadavere all’interno del loro appartamento in via Santa Lucia il 13 dicembre del 2017.

''La loro è apparsa da subito come una famiglia singolare – spiega il professore Meluzzi – che viveva senza luce né acqua corrente. Ogni giorno Ermanno percorreva più di quattro chilometri per portarne un po’ all’interno di taniche''. Ma non solo. ''Il 45enne viveva una condizione di sudditanza nei confronti del padre. Un padre padrone a cui anche la moglie obbediva: una situazione difficile da sopportare per qualsiasi uomo della sua età''.

Fieno, secondo gli esiti delle due perizie, sarebbe quindi parzialmente capace di intendere e di capire cosa stia succedendo attorno, ma non di volere in maniera cosciente: ''Ci troviamo di fronte ad un soggetto labile, fragile, che probabilmente ha commesso il delitto di uccidere la madre con un attizzatoio, nel momento in cui la morte improvvisa del padre ha sconvolto la sua esistenza – ha concluso il professore Meluzzi – e poi ha tentato di nascondere ogni traccia nascondendo i due cadaveri. Un piano questo che nessun assassino lucido avrebbe pensato efficace: Fieno pensa e si comporta come un matto e non può stare in carcere. Andrebbe curato in una comunità terapeutica''.

Ad aprile la sentenza.





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