ANNO 14 n° 109
Palazzo Gentili occupato
dai dipendenti in allarme
per il futuro lavorativo
Meroi: ''A marzo sarą il dissesto''
19/12/2014 - 14:04

VITERBO - La Provincia è a un passo dal baratro, come tutte le altre in Italia. Stamattina occupazione simbolica a Palazzo Gentili da parte dei dipendenti e sindacati. Con loro l’ultimo presidente eletto dai cittadini dell’ente di via Saffi della storia: Marcello Meroi. Un gesto simbolico, andato in scena nella sala del consiglio. Il tutto al termine di una conferenza dove si è fatto il punto sulla situazione a cui si sta andando incontro.

Lo tzunami che rischia di travolgere tutto e tutti è la norma che dispone la riforma di questi enti. Una protesta per chiedere certezze sul futuro dettato dalla nuova riforma, visto e considerato che il quadro che si sta delineando somiglia a una sorta di limbo, con affaccio direttamente sull’inferno.

Nel mirino i dipendenti, ma anche i cittadini che subiranno tagli ai servizi. La legge infatti cancella le province ma nella realtà dei fatti i passi successivi sono stati disattesi. Dal primo gennaio Palazzo Gentili manterrà alcune precise funzioni: Edilizia scolastica, Viabilità, Ambiente, Mobilità e la Ragioneria o gli Affari Generali. Tutto questo con un taglio ai fondi a disposizione del 70,54% e tanto personale in meno: 199 unità.

''La spesa corrente è di 37 milioni e 592mila euro e dovremo restituire allo stato 8 milioni e 200mila euro. Le regioni dovevano emanare leggi per decidere quali funzioni non fondamentali dare a comuni e province, ma non è stato fatto. Quindi dal primo gennaio manterremo tutte le funzioni, non sapremo il destino del personale e tutto è da sostenere con una drastica riduzione delle risorse a disposizione. A marzo non avremo più un euro per erogare servizi né per far fronte agli stipendi. L’unica speranza è che intervenga una normativa per modificare il quadro. Altrimenti si spalancano le porte del pre dissesto'', è il ragionamento di Meroi.

All’orizzonte il pronunciamento, atteso per luglio, della Corte Costituzione. Pronunciamento che potrebbe dichiarare incostituzionale la riforma. Ma potrebbe essere troppo tardi.






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