ANNO 14 n° 110
''Non ti amo più’’ e lui la pesta di botte
La trascina in un vicolo e la prende a schiaffi e calci. A processo per lesioni
23/01/2017 - 07:30

VITERBO – ''Erano mesi che andava avanti questa situazione. Lui stava con un’altra e nel frattempo usciva con me. Lo amavo, ma la cosa era diventata insostenibile. Così, dopo aver riflettuto un po’, ho preso la mia decisione. Ci avrei parlato e l’avrei lasciato. Avrei messo un punto a quella storia senza futuro''. Peccato che i buoni propositi della giovane F.C., classe 1989, si siano andati a scontrare contro un muro. Contro l’irremovibile posizione del ragazzo A.C., che mai avrebbe potuto accettare di essere lasciato.

''Ero in giro con le mie amiche durante la sagra delle cantine nel mio paese – spiega la ragazza in aula, facendo fatica a parlare e a risvegliare in lei quei terribili ricordi di un passato ancora troppo recente e doloroso – poi mi è arrivato un messaggio. Era lui, voleva parlare. Ho pensato che avesse voglia di chiarire la situazione. Così l’ho incontrato e insieme ci siamo allontanati dal gruppo''.

Una volta soli, in un vicolo appartato, quello che doveva essere un semplice chiarimento si è trasformato per la ragazza in un vero e proprio incubo. ''Gli ho detto che tra noi sarebbe finita lì, che non avevo intenzione di portare avanti quella storia così complicata e intrigata. Non lo amavo più e non sarei tornata sui miei passi'' continua F.C.. Quindi la reazione. Inaspettata. Violenta dell’uomo.

''Mi ha afferrato per il collo e ha cominciato a schiaffeggiarmi. Sberle e pugni in pieno viso, fino a quando sono caduta a terra. Ha continuato a prendermi a calci all’addome. Avevo dolori ovunque. E i segni di quell’aggressioni sono rimasti sul mio corpo per giorni: ero livida, graffiata – spiega tra le lacrime - Sono dovuta andare al pronto soccorso : i dolori al costato non accennavano a diminuire. Probabilmente mi ha incrinato una costola, ma dal referto, per via dei lividi, non si vedeva''.

Una ricostruzione, questa, confermata anche da una delle amiche della ragazza. ''Ho visto F. allontanarsi con A., e da quel momento non l’ho sentita per alcune ore. Tanto che cominciai a preoccuparmi: l’avrò chiamata al cellulare una trentina di volte. Ma mai una risposta. Solo dopo ho capito il perché. Quando, in preda alla disperazione più totale, è riuscita a riprendere il telefonino e a farsi viva''.

''Correte, correte, mi ha pestato di botte!'' e immediatamente l’arrivo degli amici. ''Ricordo alla perfezione ogni dettaglio: era livida, paonazza, sconvolta''.

Si tornerà in aula a giugno, per ascoltare altri testimoni dell’accusa.






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