ANNO 14 n° 116
''Non fu omicidio'', ecco le motivazioni
Caso Manca, secondo il gip l'urologo
siciliano è morto per overdose
29/08/2013 - 04:00

VITERBO - “Gli spunti investigativi prospettati non sono meritevoli di accoglimento”. Così il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Viterbo, Salvatore Fanti, ha ordinato l’archiviazione per il caso di Attilio Manca, il chirurgo trovato morto in circostanze misteriose (una presunta overdose) il 12 febbraio del 2004 nella sua casa di Viterbo, zona Grotticella. Nelle motivazioni dell’archiviazione, il magistrato replica ai dubbi e alle questioni sollevate dai genitori di Manca, e dal loro avvocato Fabio Repici, che invece sostengono che si sia trattato di un omicidio di mafia.

Una delle circostanze che aveva fatto dubitare i genitori, per esempio, gravitava intorno al fatto che Manca, pur essendo mancino, si fosse iniettato la dose mortale con la mano destra. Fanti sottolinea “la necessita che il microchirurgo sia ambidestro, visto che è dato apprendere, che in tema di microchirurgia, si fa da tempo riferimento a tecnica necessariamente bimanuali. L’operazione di autoinoculazione, con la destra, di sostanza stupefacente, pur essendo atto di precisione, non può essere esclusa da parte di un chirurgo esperto come Attilio Manca sicuramente abile nell’attingere il vaso sanguigno interessato. E’ peraltro notorio (come d’altronde emerge anche dalle affermazioni del difensore degli opponenti) che nessuno usa solo una mano per eseguire le operazioni quotidiane”. Manca, secondo il giudice, era dunque ambidestro, nonostante le testimonianze prodotte dall’avvocato Repici parlano di una persona assolutamente mancina.

C’è poi la questione della droga. I genitori assicurano che loro figlio non facesse uso di sostanze stupefacenti, mentre il Gip conferma che Manca fosse dedito all’assunzione di droghe, come emerge “in guisa inequivoca dall’esame tricologico eseguito d’iniziativa del consulente tecnico. incaricato dal Pm”. Insomma: i capelli dicono che Manca si drogava, anche se non è stato trovato sul suo corpo alcun buco a parte quello che ne ha provocato la morte. Idem per l’impronta digitale trovata nel bagno della casa del medico, attribuita ad uno degli indagati. Secondo il giudice non porta ad alcuna responsabilità “fosse stata lasciata dopo la visita dei genitori di Attilio (risalente al Natale del 2003) e successivamente alla cena di quest’ultimo con gli amici del 6.2.2004, tenuto conto del fatto che la morte di Attilio Manca è di cinque/sei giorni dopo, non se ne potrebbe certo inferire – se non a titolo di mera supposizione – la responsabilità”.

E le siringhe ritrovate nell’abitazione dopo la morte di Manca? “Sarebbe poi inutile accertare – sostiene il Gip di Viterbo – perché su una delle due siringhe utilizzate per l’inoculazione dello stupefacente non siano presenti impronte papillari o frammenti di esse. Da tale accertamento non potrebbero comunque farsi derivare, se non per illazione o supposizione, elementi di maleficio in ordine alla morte di Attilio Manca. Senza contare che l’ipotetico omicida in tale ottica sarebbe stato tanto cauto da eliminare su una delle due siringhe le impronte e così incauto da lasciarne parti sull’altra. Se ne deduce il fine patentemente perlustrativo dell’indagine supplettiva richiesta al riguardo Priva di supporto investigativo appare poi l’affermazione difensiva secondo cui Attilio Manca, dopo aver sciolto l’eroina, sarebbe dovuto necessariamente uscire di casa per gettare nell’immondizia quanto utilizzato per detta operazione, posto che essa notoriamente necessita di una fonte di calore e di un contenitore che ben potrebbe essere stato pulito in casa immediatamente dopo l’uso senza lasciare traccia alcuna da parte, oltre tutto, di un soggetto che, per la professione che svolgeva, doveva essere naturalmente incline all’attenzione per l’igiene, tanto più che si trattava dell’inoculazione per via endovenosa di una sostanza stupefacente”.

Queste le motivazioni. Che danno una versione di giurisprudenza a questa storia, comunque torbida. E che farà ancora discutere.





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