ANNO 14 n° 116
''Non emergono fenomeni delinquenziali riconducibili a organizzazioni mafiose''
Rapporto della Direzione Investigativa Antimafia: nella Tuscia ''sporadica'' presenza di pregiudicati campani, dediti al traffico di stupefacenti, e calabresi
15/02/2019 - 03:07

VITERBO - (a.v.) ''Nelle province di Viterbo e di Rieti non emergono fenomeni delinquenziali direttamente riconducibili alla presenza strutturata di organizzazioni criminali di tipo mafioso''. Lo dice l'ultimo rapporto semestrale della Direzione Investigativa Antimafia che è stato presentato dal ministro dell'Interno al Parlamento. L'assenza della mafia nella Tuscia e nel Reatino sarebbe dovuta, secondo la Dia, ''alla posizione particolarmente decentrata'' delle due province laziali ''che, tuttavia, non le rende immuni da reati di tipo predatorio realizzati da soggetti provenienti dalle altre regioni. In entrambe le province sono stati localizzati e arrestati alcuni latitanti che avevano scelto queste aree per dissimulare meglio la propria presenza'', si legge nella relazione di 518 pagine che ha preso in esame il periodo gennaio-giugno 2018.

Nel dettaglio, il rapporto fa riferimento all'arresto del boss Giuseppe Simioli, numero uno del clan Polverino di Marano (NA) e inserito nella lista dei cento latitanti più pericolosi d'Italia, fermato il 26 luglio 2017 a Ronciglione durante uno spostamento in auto da una villa di Campagnano (RM) ad un'altra ubicata a Soriano nel Cimino. 'O Petruocelo era il referente del clan camorristico per il traffico internazionale di stupefacenti, ''soprattutto hashish che transitava dalla Spagna, divenuta nel tempo roccaforte del potente clan maranese che nel sud di quel paese ha investito nel settore immobiliare''. Nella Tuscia è stata registrata, prosegue il documento, la ''sporadica presenza di pregiudicati di origine campana, prevalentemente dediti al traffico di stupefacenti, e calabrese''. La Dia cita come caso significativo l'operazione della polizia di stato che il 27 marzo 2012 ha portato all'arresto di 5 persone tra Viterbo e Ladispoli per concorso in spaccio di cocaina nel Viterbese. Gli arrestati erano legati ai clan camorristici Mazzarella e Veneruso-Castaldo.

Sempre per quanto riguarda il narcotraffico, la Direzione Investigativa Antimafia menziona l'operazione ''Nadir'' condotta dai carabinieri della compagnia di Roma Centro, che all'alba del 15 febbraio 2018 ha portato all'arresto di 11 persone, di nazionalità albanese e italiana, accusate a vario titolo di spaccio internazionale di sostanze stupefacenti. La droga, per la maggior parte cocaina, veniva importata da Spagna e Olanda e poi rivenduta, attraverso insospettabili corrieri incensurati, nelle piazze di Roma, Frosinone, Foggia e Viterbo. ''In ultimo, il territorio regionale non risulta immune dalla presenza di consorterie straniere. In particolare quelle albanesi, romene, nordafricane e nigeriane sono dedite al traffico di sostanze stupefacenti, ai reati contro il patrimonio, allo sfruttamento della prostituzione, ai reati concernenti l'immigrazione clandestina e alla tratta delle persone. La presenza delinquenziale di gruppi di etnia cinese – conclude il rapporto semestrale della Dia –, si esprime nelle frodi fiscali, nello sfruttamento dell'immigrazione e della manodopera clandestina di connazionali, nonché nello sfruttamento della prostituzione, sia su strada che in appartamento''.






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