ANNO 14 n° 110
Noir di Gradoli, oggi la sentenza d'appello
Dopo le repliche di parti civili e difese la Corte romana emetterà il verdetto
21/06/2012 - 04:00

di Alessia Serangeli

VITERBO – Si conclude oggi (forse) il secondo atto del romanzo di storia vera più seguito dalle cronache viterbesi di tutti i tempi. A scrivere l’ultimo capitolo sarà la Corte d’assise d’appello di Roma che, in giornata, emetterà il verdetto a carico di Paolo Esposito ed Ala Ceoban, già condannati in primo grado per l’omicidio di Tatiana Ceoban (compagna del primo e sorella della seconda) e della figlia adolescente Elena.

Il rinvio della lettura del dispositivo, previsto per ieri mattina, è stato principalmente dettato da motivi temporali: l’arringa dell’avvocato di Ala, il noto penalista romano Pierfrancesco Bruno, è infatti durata circa sei ore. Iniziata poco dopo le 9,30 si è conclusa poco prima delle 16.

Come avevano fatto i colleghi Enrico Valentini e Mario Rosati per il buon elettricista di Gradoli durante l’udienza dell’8 giugno scorso, anche Bruno ha ricostruito “i fatti oggettivi” ripercorrendo tutte le tappe dell’ingarbugliata faccenda: dal giorno della misteriosa scomparsa delle due donne (era il 29 maggio 2009), passando per la fase delle indagini preliminari (definite “lacunose”), fino al giudizio della Corte d’assise viterbese (dal quale emerge “un ragionamento logico-giuridico impreciso”). Certo della “completa estraneità ai reati a lei contestati (e cioè il duplice omicidio e l’occultamento di cadavere, ndr)”, Bruno ha chiesto l’assoluzione della giovane moldava.

Di tutt’altro tenore la replica del procuratore generale Alberto Cozzella, che ha sostanzialmente confermato il contenuto della requisitoria del 22 maggio scorso. Anche per il pg, come per il pool inquirente viterbese, fu Ala la “mente” del delitto. Lei, amante del cognato fin dal 2006, voleva liberarsi della sorella per prendere il suo posto nella villetta di Cannicelle e nel cuore della piccola Erika: solo facendo fuori – materialmente – Tatiana e la figlia Elena i due amanti avrebbero coronato il loro sogno d’amore. Per questo il procuratore generale, convinto del movente passionale, ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado emessa il 13 maggio 2011. “E’ stato un omicidio preparato, studiato a lungo; non un allontanamento volontario”, ha ribadito Cozzella. “Ala è una giovane priva di scrupoli che arriva in Italia e accalappia l’uomo della sorella. Paolo a me appare un ostaggio di questa avventuriera. Ci sono elementi sufficienti per affermare che Esposito è il burattino di Ala: è lui che materialmente compie il duplice omicidio ma entrambi – ha concluso - sono responsabili e meritano la condanna all’ergastolo”.

Come anticipato all’inizio, questa mattina con inizio alle 9 e 30 sarà celebrata la quinta ed ultima seduta del procedimento giudiziario: ad aprirla le repliche del collegio difensivo e delle parti civili (rappresentate dall’avvocato Luigi Sini – che rappresenta Elena Nekifor, madre di Ala e Tania, e della collega Claudia Polacchi, legale della piccola Erika), dopodiché la Corte (che è presieduta dal giudice Mario D’Andria, con a latere Giancarlo De Cataldo; gli stessi giudici che, nell’ambito del procedimento di via Poma, hanno assolto Raniero Busco, condannato in primo grado a 24 anni per l’assassinio di Simonetta Cesaroni) si riunirà in camera di consiglio. Poi il verdetto.

 





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