ANNO 14 n° 111
Tuscialand No al multisala, sì all'albergo a ore
di Edmond D. Dantes
14/02/2016 - 02:01

di Edmond D. Dantes

Cari amici, un mese fa scrivevo che nella nostra città il teatro dell’Unione è chiuso per lavori di restauro e che lo storico cinema teatro Genio, da troppo tempo, ha spento il proiettore.

Come avrete letto, nella puntuale cronaca di Viterbonews24, il Comune è tornato in possesso del cinema, essendone il legittimo proprietario. Scoprendo che, non solo Palazzo dei Priori non ha preso un becco di un quattrino ma che il cinema è in uno stato di completo abbandono. Le fotografie hanno fissato in maniera struggente la crudeltà del disfacimento. Quei muri sono ancora impregnati dai sogni di generazioni di viterbesi, dalle loro risate e dalle loro lacrime. Quel cinema ha rappresentato la scatola magica del desiderio per tantissime persone, il luogo dove l’immaginazione ha celebrato le sue cerimonie di tipo emotivo, erotico, conoscitivo, avventuroso. ''Ci sono stati anni in cui il cinema è stato per me il mondo'', così dice Italo Calvino, in un saggio del 1974 dal titolo Autobiografia di uno spettatore, ed è esattamente così, perché il cinema nella memoria collettiva, in qualche modo, si identifica con la vita.

Per questo, quelle fotografie, ci hanno intristito e molto indignato. Come è potuto succedere che il Genio sia diventato dimora di piccioni? Bene ha fatto il Comune a pretendere, almeno, la restituzione della struttura. Ma adesso che ci facciamo con il cinema teatro Genio? Quanto tempo dovrà passare prima che una luccicante locandina ci annuncerà il prossimo spettacolo?

La polivalenza della struttura, può essere cinema o teatro, lascia spazio a parecchie soluzioni. Può diventare una multisala, così da evitare trasferte in altri comuni per vedere un buon film, o trasformarlo in teatro moderno e funzionale.

Nessuno si illude che il Comune possa investire soldi pubblici, non ci sono. L’unica soluzione è quella di un bando pubblico, che affidi ai privati la ristrutturazione e il rilancio del Genio.

Ovviamente non mancano le polemiche. Si rimprovera al Comune l’inutilità di essersi ripresi un luogo ridotto a topaia, che la ristrutturazione era a carico del proprietario, cioè del Comune stesso, che non ha voluto recepire le proposte di rilancio degli ex gestori, e i rituali attacchi all’assessore Barelli.

Certo questa’amministrazione rispetto alle esigenze culturali della città ha avuto un atteggiamento, diciamo così, bipolare. Ma non possiamo accettare l’idea di qualcuno che occuparsi di cultura sia inutile. Certo i problemi per i cittadini sono altri e tanti, dalle strade all’immondizia, passando per la crisi economica e occupazionale. Ma rinunciare, per un ambiguo nichilismo, a difendere la cultura come bene comune a vantaggio di tutti, rappresenterebbe un suicidio. Parlare di cultura a Viterbo, non significa straparlare o abbaiare alla luna. Significa difendere la possibilità dei viterbesi, di riprendersi la libertà di sognare, di immaginare una città diversa.

Ora, caro assessore Barelli, non bisogna perder tempo. Dimostri che le critiche, una volta tanto, sono infondate. Si sbrighi!

P.S. Il vostro Dantes guascone, cinico e baro (dopo essersi consultato con il suo amico Cesare Carità), visto le prostitute intellettuali in servizio permanente ed effettivo in giro per la città, propone per queste ultime, di fare del cinema teatro Genio, un albergo a ore. A prezzi modici, s’intende.

Sai che divertimento..





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