ANNO 14 n° 88
Sanitą, allarme ictus
nella regione Lazio
Attive solo 5 delle 28 unitą previste
e sono tutte concentrate a Roma
06/05/2015 - 02:01

VITERBO -  Duecentomila italiani colpiti ogni anno e nell'80% dei casi si tratta di nuovi soggetti. L'ictus cerebrale rappresenta ancora oggi la seconda causa di morte a livello mondiale, la terza nei paesi industrializzati. L'organizzazione CittadinanzAttiva lancia l'allarme sulla situazione del Lazio, regione dove gli impegni presi per contrastare un male attualissimo non sono stati ancora rispettati.

''Sono previste 28 stroke unit o unità di terapia neurovascolare sul territorio - spiega il segretario regionale Roberto Crea - ma ne funzionano soltanto 5, tutte nella capitale. Fuori da Roma non ce n'è una attiva. E del centinaio di posti letto indicati nelle linee guida del ministero, ce ne sono 38''.

Le stroke unit sono, in pratica, dei piccoli centri organizzati per le emergenze, con medici e infermieri in grado di trattare il problema rapidamente. La cosa fondamentale, di fronte a un ictus celebrale, sono infatti i tempi di intervento: è importante eseguire subito gli esami e agire nelle prime 3/4 ore. I dati provenienti da vari Paesi hanno evidenziato come trattamenti in queste unità speciali riducano sia il tasso di mortalità che quello di invalidità dei pazienti.

E invece le stroke unit sono poche e tutte concentrate nella capitale. Una sulla carta doveva essere in funzione a Viterbo, ma rientra tra quelle non ancora attivate. Il tutto con un Giubileo che si avvicina e milioni di turisti pronti a piombare su Roma e i territori limitrofi.

Alessio D'Amato, coordinatore della Cabina di regia per la Sanità regionale, spiega in un'intervista a La Repubblica: ''Quella dell’ictus è la rete assistenziale più scoperta, la più vulnerabile. Perciò è già nell’agenda delle priorità, anche in vista del Giubileo. Entro giugno, al più tardi in luglio, la rete per l’ictus verrà rafforzata con l’attivazione di 28 degenze nelle unità di trattamento neurovascolare di primo livello.

In ciascun centro, al San Giovanni, al Sant’Eugenio, al Sant’Andrea, a Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo, saranno attivi quattro posti letto. Ciascuno dei quatto centri di secondo livello, invece, disporrà di otto degenze, 32 in tutto. Così sarà colmato il gap tra la programmazione e la rete reale''.






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