ANNO 14 n° 110
'Ndrangheta, sequestrati 44 immobili anche a Faleria
Maxi blitz della polizia di Roma: sigilli su beni per 120 milioni di euro
03/07/2019 - 15:55

FALERIA – Maxi sequestri di immobili contro la ‘ndrangheta sono stati eseguiti dalla divisione anticrimine della polizia di Roma anche a Faleria nell’ambito dell’operazione ‘’Giù le mani’’

Il valore complessivo degli immobili è di 120 milioni di euro. Il maxi è stato adottato nei confronti di: Placido Antonio Scriva, nato ad Africo (RC) l’11.04.1966, Domenico Morabito nato ad Africo il 9.8.1967, Domenico Antonio Mollica, nato a Melito di Porto Salvo (RC) il 10.09.1967, Giuseppe Vellonà, nato a Bruzzano Zeffirio (RC) il 28.11.1954 e Salvatore Ligato, nato a Bruzzano Zeffirio (RC) il 23.11.1964. Per gli investigatori si tratta di esponenti di vertice del gruppo laziale della pericolosa e temuta ‘ndrina di ‘ndrangheta Morabito – Mollica – Palamara – Scriva originaria di Africo (RC) e insediatisi a nord della provincia di Roma a partire dagli anni ’80.

Il loro inserimento nella cosca di ‘ndrangheta - si legge in una nota della questura di Roma - può definirsi per nascita, atteso che sono figli di indiscussi sodali, unitamente ai quali parteciparono attivamente alla sanguinosa guerra intestina, combattuta negli anni ‘80/’90 nei comuni reggini di Africo e Bruzzano Zeffirio tra i potenti gruppi degli “Scriva-Palamara-Speranza”, da una parte, e quello dei “Mollica-Morabito, dall’altra, tristemente nota come “faida di Motticella”, che determinò l’uccisione di circa cinquanta persone e la chiusura, da parte degli organismi di vertice della ‘ndrangheta, della “locale”.

L’approfondita attività investigativa, svolta da personale del Settore Misure di Prevenzione Patrimoniali della Divisione Polizia Anticrimine coordinati dalla dott.ssa Angela Altamura, ha ripercorso “la carriera criminale” ed ha analizzato le posizioni economico-patrimoniali dei proposti, dei rispettivi nuclei familiari e di numerosi terzi, evidenziando una notevole sproporzione tra i beni posseduti, direttamente o per interposti fittizi, e i redditi dichiarati o l’attività economica svolta ovvero la sussistenza di sufficienti indizi per ritenere che essi siano il frutto di attività illecite o ne costituiscano il reimpiego.

Gli investigatori sottolineano l’elevatissimo spessore criminale dei cinque proposti, tre dei quali condannati in via definitiva per associazione di tipo mafioso.

Le attività illecite cui si sono dedicati riguardano i più risalenti sequestri di persona a scopo di estorsione, il traffico di stupefacenti e di armi, nonché i più recenti delitti di estorsione, usura e di intestazione fittizia di beni aggravata dal metodo mafioso.

La pervasività nel tessuto economico ed i rilevanti interessi imprenditoriali sono emersi, oltre che a Roma, prevalentemente nei centri poco distanti, nell’area della Tiberina e della Flaminia, quali Rignano Flaminio, Morlupo, Sant’Oreste, Capena, Castelnuovo di Porto, Campagnano e Sacrofano, con investimenti immobiliari in Alghero (SS), Rocca di Cambio (AQ), Genova, Bruzzano Zeffirio (RC) e Faleria (VT), inquinando profondamente l’economia legale, anche avvalendosi dell’apporto di specifiche competenze professionali, istituzionali e del sistema bancario.

A Faleria sono stati sequestrati 44 immobili nella disponibilità della società Feliciani e Co srl riconducibili a Placido Antonio Scriva. Analogo provvedimento di sequestro a carico di Filippo Nucera a Graffignano non è stato notificato in quanto deceduto nel 2014

Sono state accertate pesanti infiltrazioni in molteplici settori produttivi tramite interposti fittizi, tra cui Massimiliano Cinti nipote del noto boss romano e il cassiere della “Banda della Magliana” Enrico Nicoletti.

I settori economici di diretto riferimento sono risultati quelli della distribuzione all’ingrosso di fiori e piante; della vendita di legna da ardere; dell’allevamento di bovini e caprini; bar/ gastronomia e commercio di preziosi e gioielli, mentre attraverso prestanome sono penetrati nel settore della grande distribuzione attraverso supermercati della catena “Carrefour”; in quelli edilizio/immobiliare, della panificazione, della vendita di prodotti ottici e dei centri estetici.

L’indagine condotta ha avuto, altresì, il pregio di individuare nella forma giuridica del contratto di rete di imprese uno strumento idoneo e perfettamente funzionale alla realizzazione degli scopi illeciti dell’organizzazione criminale de quo che, attraverso la Rete di Imprese Morlupo (RM), si è recentemente aggiudicata l’assegnazione di un finanziamento pubblico di 100 mila euro da parte della Regione Lazio, oggi in sequestro.

In particolare, il provvedimento giudiziario riguarda:

• 173 immobili, ubicati in Roma, Rignano Flaminio; Sant’Oreste; Morlupo; Capena; Castelnuovo di Porto; Campagnano Romano; Riano; Grottaferrata; Faleria (VT); Rocca di Cambio (AQ); Alghero (SS); Genova e Bruzzano Zeffirio (RC);

• 38 quote societarie e ditte individuali;

• 40 complessi aziendali di cui 7 supermercati siti in Roma, Rignano Flaminio, Capena, Fiano Romano, Morlupo e Castelnuovo di Porto.

• 4 allevamenti di bovini, bufalini, ovini e cavalli;

• 38 veicoli tra cui una Ferrari F 131 ADE;

• 1 contratto di rete di imprese e fondo patrimoniale finanziato dalla Regione Lazio di € 100.000;

• titoli per l’erogazione di aiuti all’agricoltura finanziati dall’Unione Europea;

• oltre 1000 rapporti finanziari;

• gioielli e preziosi il cui valore deve essere periziato, contenuti in 3 cassette di sicurezza gia’ sottoposti a sequestro preventivo ex art. 321 c.p.p.;

• assegno circolare di € 90.000;

• dispositivi informatici (personal computer, tablet, telefoni cellulari ecc.) intestati a persone fisiche comunque nella disponibilità diretta o indiretta dei proposti;

• monete virtuali o criptovalute che dovessero essere individuate;

• ulteriori beni di valore che nel corso dell’esecuzione dovessero essere trovati nella disponibilità dei proposti.

La polizia sottolinea l’elemento di assoluta novità in materia di procedimenti di prevenzione, costituito dal sequestro di eventuale moneta virtuale o criptovaluta che dovesse essere individuata nella disponibilità diretta o indiretta dei proposti.

L’esecuzione del provvedimento ha richiesto l’impiego di 250 agenti delle Divisioni e Commissariati di P.S. Sezionali e Distaccati territorialmente competenti per Roma e Provincia, nonché la collaborazione di personale del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni Lazio, del Reparto Prevenzione Crimine Lazio, del locale Gabinetto Interregionale di Polizia Scientifica, di un’unità cinofila e del Reparto Volo. Inoltre risultano altresì impegnate nell’esecuzione le Divisioni Polizia Anticrimine delle Questure di Viterbo, L’Aquila, Sassari, Reggio Calabria, Genova, Milano, Palermo, Pistoia e Vibo Valentia ed i Commissariati di P.S. di Alghero (SS) e Bovalino (RC)

La caratura criminale dei proposti, l’impero imprenditoriale della cosca calabrese, il potere di alterare il mercato economico – sostengono gli investigatori - consentono di sostenere che le mani della ‘ndrangheta su Roma sono ormai sempre più “ visibili” e che i “pezzi di ‘ndrangheta” presenti nei comuni a nord della capitale sono capaci di replicare pienamente la propria struttura criminale nel territorio dove si sono stabilizzati.

In tale ottica il maxi sequestro costituisce una straordinaria azione di contrasto alla criminalità organizzata e un importante strumento attraverso il quale le aziende sequestrate vengono sottratte al circuito criminale per essere restituite alla collettività. Infatti le attività non saranno chiuse bensì gestite dall’Amministrazione giudiziaria al fine di immetterle in un percorso di legalità.





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