ANNO 14 n° 111
Museo delle Macchine
un primo passo
Affollata riunione a Palazzo dei Priori: Comune, Facchini e professionisti
10/02/2016 - 19:51

di Andrea Arena

VITERBO – Museo delle Macchine di Santa Rosa: se non ora quando? Congiunture favorevoli si verificano di questi tempi, e allora ecco che il Comune prova a rilanciare un'idea vecchia come il cucco, il sogno di visionari (come il grande pittore cileno Sebastian Matta, che lo immaginò sul colle del Paradiso, dove adesso c'è l'Università), la millanteria dei fanfaroni. Intendiamoci: non è che da questa riunione di oggi, peraltro affollata, sia venuto fuori qualcosa di concreto. Soltanto l'impegno da parte dell'amministrazione, sindaco Michelini in testa, a lavorarci su, a fare una prova generale magari per il prossimo agosto-settembre, esponendo qualche Macchina vecchia nelle piazze della città, e in seguito a ragionare sul concorso di idee per realizzare il museo vero e proprio. Insomma, semmai il museo lo vedremo tra qualche anno, ma se così fosse si sappia che tutto è partito da qui, da questo incontro pomeridiano in sala d'Ercole.

E' l'assessore Giacomo Barelli a spiegare in apertura perché dall'aria fritta del passato si è arrivati ad aprire un tavolo di confronto: ''Perché oggi il Trasporto della Macchina di Santa Rosa, oltre a godere della volontà politica, che non è mai mancata anche in passato, può contare del riconoscimento Unesco, che l'ha portato in una dimensione internazionale. E poi, cosa più importante, abbiamo i soldi: quelli della tassa di soggiorno, che arrivano costantemente nelle casse comunali e che possono soltanto crescere in futuro, e poi speriamo anche nel contributo dello Stato ai riconoscimenti Unesco, la legge 76 che sta per essere estesa anche ai patrimoni immateriali come lo è il Trasporto nostro. Insomma circostanze concrete che mai si erano verificate prima''.

Il sindaco Michelini, prima di annunciare l'esperimento per la prossima estate delle Macchine in piazza (ci si è già provato, anche lo scorso Natale, ma l'unico che c'è riuscito è stato l'architetto Russo, che ha piazzato un pezzo della sua Sinfonia d'Archi a viale Diaz, grazie al contributo di un imprenditore privato, Veralli), fa notare: ''Lasciare le Macchine del passato smontate in un capannone semplicemente non è dignitoso. E' un dovere nei confronti della città e della sua storia, dei cittadini, ma anche dei turisti trovare un modo e un luogo per esporle''.

Il placet arriva anche da quelli che la Macchina la portano, i Facchini: ''Le Macchine vanno salvaguardate – dice il presidente del Sodalizio Massimo Mecarini – Ho assistito coi miei occhi al deterioramento di queste opere d'arte, un declino inesorabile che fa il paio con la cannibalizzazione, cioè il vizio dei viterbesi di asportare alcune sezioni delle vecchie Macchine da esporre, come trofei, nelle loro case. Di esemplari intonsi o recuperabili, ad oggi, ne abbiamo cinque: un pezzo di Armonia celeste, Sinfonia d'archi, Una Rosa per il Duemila, Ali di luce e Fiore del cielo''. Sempre che quest'ultima torni da Milano, reduce dall'Expo: a questo proposito va ripetuto per i distratti che se la Macchina non rientra dalla Lombardia non è colpa né del Comune né della ditta che ha il mandato di riportarla a casa. Si attendono ancora i permessi logistici dallo stesso Expo: è solo burocrazia, quindi, e non cattiva politica.

E veniamo alle questioni pratiche e tecniche, visto che qui davanti ci sono seduti una sfilza d'architetti piuttosto impegnativa. Quello che va al sodo è Raffaele Ascenzi, uno che di Macchine – e strepitose – ne ha immaginate e realizzate due: ''Vorremmo sapere dalla politica quali passi bisogna fare. Personalmente suggerisco un concorso internazionale d'idee, perché questo progetto va condiviso col mondo. E poi chiedo: l'ubicazione del museo, quante Macchine deve contenere? E naturalmente un cronopogramma, perché sennò restiamo soltanto alle parole''.

Il suo collega Angelo Russo ribadisce: ''Qui c'è buona parta della storia recente del Trasporto: costruttori, ideatori. Sono convinto che stavolta possiamo davvero farcela''. C'è anche il professor Passeri della facoltà di Architettura di Roma tre, che mette a disposizione tutta la consulenza scientifica dell'ateneo.

Il resto è tutto uno sfilare di architetti, specialmente giovani. C'è chi sul museo della Macchina ha fatto la tesi, chi – come Andrea Bentivegna, valente collaboratore di Viterbonews24, tra le altre cose – suggerisce anche un percorso nel percorso (del Trasporto) che racconti anche fatti e personaggi di questa tradizione secolare. C'è chi vorrebbe un museo diffuso (Macchine sparse per la città), chi lo vorrebbe all'ex cava Anselmi, chi addirittura alla ex Cantina Sociale di via Garbini (ma li ci faranno qualche centinaia di appartamenti…). Chi sogna teche trasparenti con tanto di ascensore. Chi ha in mente Pratogiardino.

Frena, ragazzi. Oggi era soltanto un punto di partenza, seppure serio, seppur partecipato: se già la prossima estate si riuscisse a mettere qualche Macchina in piazza sarebbe già un successo. Per il resto c'è la provvidenza.






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