ANNO 14 n° 115
Morì per delle piaghe da decubito,
''Comportamento incongruo dei medici''
17/05/2017 - 07:28

VITERBO - Morì a causa di un'infezione al tallone provocata da una piaga da decubito mal curata: ora anche la consulenza tecnica del tribunale di Viterbo parla di ''comportamento incongruo, imprudente e disorganizzato'' da parte dei medici. Prosegue la battaglia legale di Giorgio Bernardi, figlio di Vittorina Nicodemi, l'anziana di Bassano Romano venuta a mancare il 7 agosto 2012 a causa, secondo l'uomo, delle cattive pratiche mediche dell'Assistenza Domiciliare Integrata dell'Asl di Viterbo. 

In questi giorni è stata depositata la relazione definitiva della Ctu - Consulenza Tecnica d'Ufficio - chiesta dal Giudice civile del Tribunale di Viterbo nella causa di risarcimento danni intentata dal figlio per la morte della madre. Sotto accusa è l'Adi dell'azienda sanitaria viterbese e un medico di Medicina Generale, A.M., di Bassano Romano.

La vicenda

Era il 2012. La donna, ottantaquattrenne, era stata curata a domicilio per circa sette mesi da un'equipe di sanitari dell'Adi di Vetralla, capeggiati da un medico di base, A.M., di Bassano Romano. Le cure praticate alla donna non convincevano però il figlio che andò varie volte all'Urp della Asl di Viterbo prima di recarsi, il 12 maggio, dai carabinieri.

Nel frattempo l'anziana venne anche ricusata – ovvero rifiutata quale iscritta al Servizio Sanitario Nazionale - dal suo medico di base, all'insaputa dei parenti e senza che sia stata fornita alcuna valida giustificazione. L'Adi, che avrebbe potuto interrompere contrattualmente i suoi trattamenti inviando così la paziente in ospedale, non lo fa. Secondo Giorgio Bernardi, un'infermiera avrebbe dichiarato a verbale ai carabinieri che ''la piaga era in fase di guarigione''.

Il calvario prosegue per tutta l'estate e si arriva al 3 agosto: la donna presentava febbre alta, ma per il medico di base e per i sanitari era affetta soltanto da una banale influenza. Grazie all'insistenza del figlio, la signora il 5 agosto viene portata, in coma, all'ospedale di Bracciano dove si scoprì che non aveva l'influenza bensì stava morendo a causa di una infezione e la piaga da decubito non era affatto in fase di guarigione ma in pessime condizioni. Dopo due giorni di sofferenze la donna muore e il direttore sanitario dell'ospedale di Bracciano nell'avviso di morte smentisce i sanitari viterbesi scrivendo nel referto ''sepsi, piaga di decubito 4° stadio tallone destro infetto''. Lo stadio più grave per una piaga da decubito.

La consulenza tecnica

Il consulente tecnico d'ufficio incaricato dal Tribunale di Viterbo, il dott. Franco Barbarella, nelle sue conclusioni finali scrive: ''[...] la causa di morte è avvenuta per scompenso cardiocircolatorio acuto da shock settico (sepsi) su focolaio da ulcera da decubito non adeguatamente seguita e curata. Nella morte dovuta a sepsi si intravede un comportamento, da parte dei sanitari dell'Adi e del medico di Medicina Generale, incongruo, imprudente e disorganizzato nel percorso terapeutico: ritardo della consegna del materassino antidecubito, mancanza di documentazione scritta delle terapie effettuate, mancanza di regolarità di assistenza domiciliare con omissione del rinnovo delle fasciatura e ritardo dell'esame colturale delle piaghe da decubito''.

Il figlio di Vittorina Nicodemi, Giorgio Bernardi, ha chiesto alla Regione Lazio Ufficio Requisiti Autorizzativi e di Accreditamento la revoca delle autorizzazioni per l'Adi Assistenza Domiciliare Integrata della Asl di Viterbo. La causa civile, ora, proseguirà con l'udienza del prossimo 7 giugno quando in aula verranno ascoltati alcuni testimoni.






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