ANNO 14 n° 110
Minaccia di morte la compagna: condannato
Il 50enne, di origine siciliana, č detenuto dallo scorso 3 maggio
02/12/2016 - 17:23

VITERBO – Nel suo passato una condanna a 12 anni di reclusione per l’omicidio volontario di un suo coetaneo. Oggi Vincenzo La Paglia, 50enne originario della Sicilia, ha sulle spalle, una nuova pena da scontare: 2 anni e 2 mesi per maltrattamenti e minacce nei confronti della nuova compagna, una 49enne viterbese e della figlia, 9 anni appena.

Per mesi, l’uomo, forte del suo passato da assassino, avrebbe picchiato e minacciato la donna, promettendole di ucciderla se non si fosse sottomessa alle sue regole. Calci, pugni, schiaffi. Il tutto anche davanti agli occhi della piccola. Oggi unica parte civile nel processo a carico del padre: riceverà 5 mila euro di provvisionale, come risarcimento danni. Soldi che, come sottolinea il suo legale rappresentante Samuele De Santis, ‘’non serviranno di certo a farle tornare la serenità. Ma sono comunque un ottimo punto di partenza. Avrà bisogno di tempo e specialisti per dimenticare l’inferno che ha vissuto.’’.

Un destino ben diverso, invece, quello della madre. Per lei nessun ruolo da parte civile: ‘’Abbiamo scoperto che, dal momento dell’arresto di La Paglia, i due avrebbero intrattenuto dal carcere una fitta corrispondenza in cui, nonostante tutto, si giuravano amore eterno. Alla luce di ciò, ci è sembrato poco credibile e affatto giusto chiedere un risarcimento a nome della donna – ha spiegato l’avvocato De Santis - ecco perché ci siamo costituiti solamente a nome della bambina.’’.

La decisione del giudice per l’udienza preliminare Francesco Rigato arriva dopo più di mezz’ora di camera di consiglio: la pena che l’uomo dovrà scontare sarà di 2 anni e 2 mesi di reclusione. Una condanna nettamente alleggerita rispetto alle richieste formulate dal pubblico ministero Fabrizio Tucci, che voleva per l’uomo oltre 3 anni di carcere.

In manette dallo scorso 3 maggio, La Paglia, tramite il suo avvocato Patrizia Ruzzi, avrebbe già formulato un’istanza per gli arresti domiciliari. Il giudice si è però riservato.






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