ANNO 14 n° 116
Michelini alla maggioranza: ''O si elegge il presidente o si va a casa''
Oggi si riunisce il consiglio, se non ci sarà accordo il sindaco si dimetterà
26/02/2015 - 00:00

VITERBO - L'attesa mossa del sindaco Leonardo Michelini è arrivata: ''O si trova l'accordo sull'elezione del presidente del consiglio oppure ordinerò il rompete le righe. E si torna tutti a casa''. E' un vero e proprio ultimatum quello lanciato da Michelini ai gruppi consiliari del Pd, Oltre le mura e Viva Viterbo, profondamente spaccati tra loro e al loro interno.

Fin dalle settimane successive all'insediamento, nella maggioranza è in atto una guerra senza quartiere per contendersi poltrone. Una guerra in genere latente ma che, di tanto in tanto, esplode in tutta la sua virulenza. Anche per la conquista delle frattaglie, categoria cui appartiene la presidenza del consiglio comunale, una carica assolutamente inutile, tanto che i comuni italiani sono andati avanti benissimo 130 anni senza una figura, a volte una figuraccia, del genere. Inutile per tutti tranne che per chi la ricopre, il quale, nonostante l'inutilità conclamata del ruolo, intasca un discreto appannaggio economico, intorno ai 2mila euro netti al mese oltre a una serie di altri benefit.

E per far capire che la sua non è una minaccia ma una decisione senza ritorno, Michelini ha imposto la convocazione del consiglio comunale per oggi con all'ordine del giorno l'elezione del presidente. E se la seduta dovesse andare deserta come l'altro giorno o non ci dovessero essere i numeri per procedere, si va tutti a casa. ''Se la coalizione che mi ha eletto – argomenta il sindaco –, con i suoi ventitré consiglieri, non riesce a mettere insieme diciassette voti per eleggere una figura come il presidente del consiglio, significa che non esiste più. Quindi il sindaco e la giunta non sono più in grado di governare perché non hanno i numeri. Allora è più dignitoso chiuderla qui''.

In pratica, Michelini si rifiuta di rivivere l'amarissima esperienza del suo predecessore Giulio Marini, stritolato dalle lotte intestine e dagli appetiti insaziabili dei suoi, che gli hanno fatto vivere una crisi perenne. Tanto che per trovare dei brevi periodi di ''similpace'' ha dovuto dimettersi più volte e fare un numero imprecisato di rimpasti di giunta. E allora Michelini tenta il tutto per tutto, come ha già fatto per la ridistribuzione delle deleghe tra i suoi assessori: un improvviso e definitivo ''prendere o lasciare''.

''Non ho alcun problema – dice il sindaco - a tornare alla mia attività professione. O mi mettono in condizioni di rispettare gli impegni che abbiamo preso con i viterbesi oppure dichiarerò chiusa l'avventura''.

Resta da vedere quale sarà la reazione dei gruppi di maggioranza messi con le spalle al muro. Negli ambienti politici gira un pronostico: ''Vedrete che si metteranno d'accordo. Nessuno vuol tornare a casa. Tra poco e niente, si accontenteranno di poco''. L'unica incognita è quanto durerà l'eventuale tregua imposta dal sindaco.





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