ANNO 14 n° 111
''Mi obbligavano ad uccidere i cuccioli''
La testimonianza di un ex dipendente del canile Fontana
22/09/2017 - 04:11

VITERBO – ''Mi obbligavano ad uccidere i cuccioli, annegandoli in grossi secchi pieni d’acqua. Poi li gettavano nei secchi della spazzatura all’interno di grosse buste nere’’. A ricostruire, in aula, i primi e – purtroppo - ultimi istanti di vita di decine di cagnolini è un ex dipendente del canile Fontana. ‘’Io non volevo farlo, più volte ho provato a rifiutarmi: ma era un ordine e mi obbligavano. Non potevo essere licenziato. Quello era il mio lavoro’’.

Così, strappando barbaramente le cucciolate alle proprie madri, il 52enne di origine cingalese se ne sbarazzava, ''perché era quello che ordinavano i miei datori’’. Finiti alla sbarra dopo la denuncia dell’associazione FederFida, i coniugi proprietari del canile devono ora rispondere di uccisione, maltrattamenti e sevizie contro gli animali davanti al giudice monocratico Giacomo Autizi. Ieri una nuova udienza: sul banco dei testimoni proprio chi, a quell’indagine, è riuscito a dare una svolta.

''Stanco di quello che per anni sono stato costretto a fare e vedere all’interno del canile, ho deciso di filmare di nascosto quello che accadeva – ha spiegato l’ex dipendente, originario dello Sri Lanka – ho raccolto tutti i video in un cd che ho consegnato ad un avvocato e avvertito l’associazione animalista’’. Immagini nitide, di un lavoro certosino e ormai collaudato dalla routine: nel video si vede chiaramente come agivano i dipendenti dei coniugi Fontana. Presi i cuccioli appena nati li gettavano in secchi pieni d’acqua aspettando la loro morte, dopo minuti di agonia.

Da lì le indagini e, oggi, il processo. ''Il canile ospitava oltre trecento cani – ha concluso il 52enne – per i proprietari, nonostante la convenzione con il Comune, era necessario sbarazzarsi di tutti i ''nuovi arrivati’’, che ci costringevano a uccidere’’. Una barbarie. Una crudeltà inaudita per cui ora tutti gli animalisti chiedono giustizia.






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