ANNO 14 n° 116
''Mi ha dato due bottigliate in testa
con una cattiveria che
non avevo mai visto’’
04/05/2017 - 07:22

VITERBO – ''Abbiamo sentito bussare forte contro la saracinesca abbassata del locale. Andrea è uscito per vedere cosa fosse, è rientrato con una ragazza che lo strattonava per la maglietta e un uomo dietro, che li inseguiva. È da quel momento che è cominciato l’incubo.’’ A raccontare, seppur con fatica e la voce rotta, quei terribili attimi dello scorso 12 settembre, è Vincenzo P. il 60enne rimasto ferito durante la rissa al bar Country, di fronte alla stazione di Porta Romana. Alla sbarra con le accuse di lesioni aggravate Marco Marcelli e la compagna di origine rumena Cristina Mazari.

''Lui era lucido, ma accecato da una cattiveria che non ho mai visto sul volto di nessuno. Prima ci ha strattonati tentando di arrivare alla ragazza, con cui stava litigando e da cui tentavamo di dividerlo. Poi ha rotto una bottiglia di vetro e ci ha inseguiti. Sono stato raggiunto e colpito più volte alla nuca, sotto l’orecchio.’’ Sangue dappertutto e una ferita profonda vicino alla carotide che avrebbe potuto portarlo alla morte e che gli è costata oltre quaranta punti di sutura.

''Durante la colluttazione sono anche stato scaraventato a terra e mi sono rotto il braccio: ancora ne pago le conseguenze. L’operazione per correggere la frattura scomposta è andata male. Non ho più sensibilità alla mano e non riesco più a sollevare i pesi. Ieri ho dovuto farmi aiutare da mia figlio per caricare un pacco. È stata per me una sconfitta’’, ha proseguito l’uomo, parte civile nel processo.

Ma dopo averlo colpito e ferito quasi mortalmente, l’imputato non si sarebbe affatto fermato: ''Il proprietario del bar di fronte mi ha salvato la vita, probabilmente – ha concluso l’uomo – mi ha portato dentro il locale e chiuso la porta. Marcelli ha tentato in tutti i modi di entrare, anche con una pesante sbarra di ferro. Per fortuna sono arrivate le forze dell’ordine. E lo hanno portato via’’.

In carcere da quella notte, Marcelli ha chiesto in aula di poter ottenere gli arresti domiciliari, mentre la compagna, imputata per gli stessi reati, ha già ottenuto una diminuzione della misura cautelare: dovrà presentarsi solo tre giorni a settimana in questura per l’obbligo di firma.





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