ANNO 14 n° 116
''Mancanza di rispetto per disoccupati e onesti''
Il sindaco Michelini sulla vicenda dei dipendenti Asl indagati
01/02/2017 - 02:01

di Antimo Verde

VITERBO – ''Mi domando se in un'azienda privata poteva succedere una cosa del genere. È una mancanza di rispetto per tutte quelle persone che non hanno un lavoro ma anche per quei dipendenti pubblici che lo fanno correttamente. In una situazione in cui tante imprese chiudono e le persone stanno a spasso perché disoccupate, chi è dipendente pubblico è in una posizione privilegiata e deve avere rispetto per l’impiego che svolge, sapendo che ogni mese viene pagato regolarmente''.

È questo il commento del sindaco Leonardo Michelini sullo scandalo dei ''furbetti del cartellino'', con tanto di truffa milionaria all'Asl, scoppiato come una bomba ad orologeria all’ospedale Belcolle di Viterbo. 

Alle prime luci della mattinata di ieri, la Guardia di Finanza ha fatto scattare 23 avvisi di garanzia per altrettanti dipendenti dell’ospedale viterbese e una sospensione dal servizio per una infermiera. L’accusa della Procura della Repubblica, per tutti, a vario titolo, è di falso e truffa ai danni dello Stato.

Una bomba ad orologeria, appunto, perché delle indagini condotte dal nucleo di polizia tributaria, durate 9 mesi a cavallo tra il 2015 e 2016, c’era il sentore nell'aria: dietro le mura del Belcolle le voci sui comportamenti dei dipendenti scorretti giravano già da tempo, in tutti i reparti.

Coordinate dal p.m. Paola Conti, le Fiamme Gialle hanno portato alla luce un collaudato sistema dedito al raggiro andato avanti per anni a spese dei contribuenti. Attraverso appostamenti e pedinamenti prima e con telecamere di videosorveglianza e analisi dei tabulati dopo, gli inquirenti hanno accertato che timbrare il cartellino, anche quelli dei colleghi assenti, per poi allontanarsi dal posto di lavoro, era pratica comune in una determinata Unità Operativa dell’ospedale: c’è chi andava a fare tranquillamente la spesa durante l’orario di servizio e chi, addirittura, se ne andava alla recita di Natale.

Dall’analisi dei video resi pubblici dalla Guardia di Finanza, sembrerebbe che il reparto oggetto delle indagini sia il Centro Trasfusionale.

Ad aggravare ancora di più lo scandalo, una frode per 1,3 milioni di euro per false attestazioni: attraverso l’incrocio dei documenti dell’Asl e della Regione Lazio, i finanzieri hanno dimostrato che dodici, tra medici e infermieri, hanno percepito nell’arco di 5 anni delle indennità per prestazioni domiciliari mai svolte, oppure gonfiate, ovvero effettuate ma rendicontate anche a favore di terzi che non avevano partecipato.

L' Asl di Viterbo, come annunciato ieri dalla dirigenza, si costituirà parte civile nel processo e ha già aperto una commissione d’inchiesta per quantificare il danno. Insieme alla Guardia di Finanza, inoltre, redigerà una relazione per la Corte dei Conti. Nel frattempo, sono partite le misure per applicare le sanzioni ai dipendenti indagati e per riorganizzare il reparto incriminato. 





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