ANNO 14 n° 88
Maggioranza, c'eravamo tanto odiati
Verso una soluzione la frattura in maggioranza, Michelini va avanti (per ora)
11/02/2016 - 02:00

di Andrea Arena

VITERBO – Mentre voi chiacchieravate e noi scrivevamo (spesso a casaccio), loro risolvevano la crisi. Già, la crisi di maggioranza a Palazzo dei priori è di fatto risolta, non si sa come e non si sa perché, ma questo è. Mancano alcuni passaggi formali – labor limae, come direbbe Orazio, che in questo caso non è il marito di Clarabella – ma ci siamo. Ai sette consiglieri comunali ribelli del Partito democratico è arrivata l'indicazione di rientrare nei ranghi, di seppellire l'ascia di guerra, di evitare la frequentazione di notai più o meno di campagna. Nel frattempo, i gesti di distensione (si veda la lettera da libro cuore spedita a mezzo stampa dall'assessore Ricci al capogruppo pd Serra) si sprecano: roba che il disgelo tra Reagan e Gorbaciov, o la diplomazia del ping pong di Nixon, in confronto, furono bazzecole.

La strada è questa, spianata dai big del partito (Fioroni da una parte e Panunzi dall'altra) e agevolata anche dall'intensa attività diplomatica del sindaco Michelini, che è sceso in campo negli ultimi giorni per parlare con gli stessi consiglieri dissidenti, cercando con loro un'intesa sulle cose da fare nell'imminente seconda (o terza, o quarta) fase della sua amministrazione. Nel contempo, costituiscono prova presso codesta corte anche gli accorati appelli della minoranza, sempre nei confronti dello stesso Serra a non fare retromarcia: capito che ormai la crisi si va ricomponendo, l'opposizione spera disperatamente in un colpo di scena.

Ma no, Michelini non andrà a casa, almeno per ora. Dicono anzi che sia già pronta la versione ufficiale della pace, da firmare tra le parti in causa e da presentare al vicepresidente del Pd Guerini quando verrà a Viterbo (non sembra più domani alla direzione provinciale, ma forse la prossima settimana). Punti previsti e prevedibili: la rinuncia del sindaco alla presidenza dei Mo.Ri., l'addio di un assessorato per Tofani, e altra robetta. Non l'azzeramento della giunta, che per certi versi sarebbe una sconfitta anche per il Pd (ci sono due assessore in quota ribelle, Perà e Troncarelli, seppure piuttosto evanescenti in questi ultimi giorni anche se regolarmente ancora stipendiate dai cittadini). E neanche le dimissioni tattiche di Michelini, che non si era dimesso neppure nei giorni più aspri della crisi. Vedremo cosa avranno escogitato i nostri eroi, fermo restando che sarà difficile spiegare al popolo che a causa delle paturnie dei sette piccolissimi indiani l'attività amministrativa è rimasta ferma per cinquantacinque giorni.

Ma attenzione, perché la scadenza dell'amministrazione potrebbe anche arrivare prima della data naturale del 2018. E una nuova crisi pilotata potrebbe arrivare già a primavera. Perché ''non si può andare avanti con una maggioranza che si tiene insieme con lo sputo'' (citazione autorevolissima) e perché una volta evitato lo spauracchio delle elezioni già quest'anno, ognuno si sentirebbe automaticamente più libero e meno responsabile. Ma questo lo scopriremo soltanto vivendo.





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