ANNO 14 n° 79
Mafia a Viterbo, gli arrestati fanno scena muta davanti al gip
Ieri gli interrogatori di garanzia, uno avrebbe deciso di parlare: ''Io non c'entro niente''
27/01/2019 - 06:59

VITERBO – Mafia nel viterbese, gli arrestati davanti al gip.

Sono comparsi nelle scorse ore di fronte al gip Savina Poli, undici dei tredici arrestati dell’operazione Erostrato, finiti in manette all’alba di venerdì scorso, su richiesta della Direzione Distrettuale antimafia: quasi tutti hanno deciso di non rispondere alle domande del giudice, avvalendosi della facoltà di non rispondere. Mentre uno di loro avrebbe deciso di parlare. E farlo solo per affermare, ancora una volta, la propria totale estraneità ai fatti che gli vengono contestati. 

''Non c'entra niente'', avrebbe riferito al tribunale.

Gli indagati sono ritenuti responsabili a vario titolo di associazione di tipo mafioso, estorsioni, danneggiamenti, incedi, furti, tentativi di rapina, lesioni personali, concorrenza illecita e detenzione di armi da sparo.

Con un sistema ''ben radicato e organizzato'', come ha sottolineato il colonnello dei Carabinieri Giuseppe Palma, il sodalizio avrebbe tentato di imporre il proprio controllo e le proprie condizioni su gran parte delle attività della Tuscia: intimidazioni, violenza e minacce gli strumenti a loro disposizione per raggiungere la gestione di attività commerciali, locali notturni e traffico di droga.

Figura di spicco del clan quella di Giuseppe Trovato, detto ''Peppino'', un 43enne originario di Lamezia Terme ma da anni residente a Viterbo, che assieme al 36enne albanese Ismail Rebeshi avrebbe per anni tenuto sotto scacco l’imprenditoria della provincia. Con loro, altre undici persone, alle quali sarebbe spettato il ruolo di semplici ''operai''. Esecutori materiali di ordini imposti dall’alto: incendi, appostamenti sotto casa o pedinamenti. Tutto per richiamare alla mente delle vittime, intimidazioni e comportamenti tipici di sodalizi criminali di stampo mafioso.

Una cinquantina gli episodi registrati nel viterbese che, oltre ai titolari di attività di ‘’compro oro’’ e traslochi, non avrebbero risparmiato neppure forze dell’ordine e liberi professionisti, come avvocati e politici.

Dopo oltre due anni di intercettazioni e indagini, venerdì gli arresti: undici persone sono finite in carcere, due ai domiciliari.





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