ANNO 14 n° 111
Mafia, in tre chiedono il rito abbreviato
Si dividono le strade per i tredici arrestati del maxi blitz di gennaio
I pm della Dda: ''Sussiste il metodo mafioso''
22/12/2019 - 04:40

 

ROMA – (b.b.) Mafia viterbese, si dividono le strade per i tredici arrestati dell’Operazione Erostrato, considerati parte di un radicato sodalizio criminale italo-albanese che per mesi avrebbe tenuto sotto scacco la provincia di Viterbo con intimidazioni, pestaggi e minacce.

Tre di loro hanno infatti chiesto di essere giudicati con rito abbreviato, mentre la posizione di un quarto è stata stralciata. Si tratta di Sokol Dervishi, braccio destro di Ismail Rebeshi, Luigi Forieri e Martina Guadagno che, tramite i loro legali, hanno chiesto di essere ammessi al rito alternativo per beneficiare così dello sconto di un terzo della pena in caso di condanna. Si tornerà in aula il prossimo 10 febbraio. Per Gazmir Gurguri, invece, sarà processo in solitaria, a causa della mancata notifica del 415 bis a uno dei suoi avvocati.

Per tutti gli altri arrestati, compresi i presunti capi del sodalizio Giuseppe Trovato e Ismail Rebeshi, l’udienza preliminare proseguirà martedì 14 gennaio: sarà in quella data che le difese discuteranno contro le richieste di rinvio a giudizio che ieri hanno formulato i pubblici ministeri Giovanni Musarò e Fabrizio Tucci della Direzione distrettuale antimafia di Roma.

Secondo la procura, la banda italo-albanese smantellata a seguito del maxi blitz del 25 gennaio scorso, per mesi a cavallo tra il 2016 e il 2019 avrebbe tentato di tenere sotto scacco la provincia con intimidazione, minacce e pestaggi per ottenere il controllo delle principali attività commerciali. Attive soprattutto nel campo dei Compro Oro, della vendita di auto e di locali notturni. Per sbaragliare la concorrenza, la banda sarebbe stata pronta a tutto.

47 le presunte vittime del sodalizio, di cui 19 ieri mattina si sono costituite parti civili. A spiccare Sos Impresa, il Comune di Viterbo con l'avvocato Marco Russo e l’associazione Antonino Caponnetto che da anni lotta contro le illegalità e le mafie, rappresentata dal legale Felicia D'Amico.  

Eccezion fatta per i due arrestati finiti ai domiciliari, che ieri erano presenti nell’aula di Corte d’Assise ''Vittorio Occorsio'' del tribunale ordinario di Roma - dove si svolse il maxi processo per mafia capitale - , gli altri presunti sodali hanno seguito l’udienza in videoconferenza dalle carceri di mezza Italia, nelle quali sono reclusi ormai da circa undici mesi.

Nuoro per Giuseppe Trovato, Cuneo per Ismail Rebeshi, Tolmezzo per Luigi Forieri, Ascoli Piceno per Spartak Patozi, Bologna per suo fratello Shkelzen Patozi, Paliano per Sokol Dervishi, Piacenza per Gazmir Gurguri, Voghera per il viterbese Gabriele Laezza, Cuneo per Ionel Pavel, Lecce per Fouzia Oufir e Santa Maria Capua Vetere per Martina Guadagno.





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