ANNO 14 n° 89
L’ex brigatista non uccise i genitori, la conferma in Corte d'Appello
Per Sorrentino assoluzione bis
06/03/2017 - 12:16

VITERBO – Doppia assoluzione per Maurizio Sorrentino. Il 66enne, residente a Monterosi, già noto alle forze dell’ordine per aver preso parte alla colonna napoletana delle brigate rosse, accusato del duplice omicidio dei genitori a Torre del Greco, è ancora una volta innocente. La conferma arriva dalla Corte d’Assise d’Appello, dopo poco più di mezz’ora di camera di consiglio. Non fu lui ad uccidere a bastonate i genitori, nella loro casa in provincia di Napoli, il 7 agosto del 2009.

''E’ una grande soddisfazione – commenta l’avvocato Gaetano Buondonno - soprattutto perché lo stesso procuratore generale si è dissociato, durante il dibattimento, dalle conclusioni elaborate e depositate dal collega della Procura, che per Sorrentino aveva chiesto l’ergastolo con isolamento diurno.’’.

Un capo d’accusa che viene totalmente a mancare, secondo la difesa. A destabilizzarlo due elementi fondamentali. Primo, il ritrovamento delle mosche sul corpo dell’anziana madre. ‘’Dalle analisi effettuate è stato riscontrato come sul corpo dell’80enne non fossero presenti larve, ma mosche. Ciò ha spostato di un giorno la data del decesso di Filiberto Sorrentino e Vincenza Marciano. Non più il 6 agosto, come dapprima ipotizzato, ma il 7. Quando Sorrentino si trovava già a Monterosi, ben lontano dall’appartamento di Torre del Greco, dove aveva trascorso alcuni giorni in compagnia del padre e della madre.’’ spiega il difensore.

Secondo, ma non certo in termini di importanza, il movente. ‘’L’accusa ha sempre sostenuto che dietro la furia omicida dell’imputato si nascondessero motivi economici. Avrebbe voluto entrare in possesso dell’eredità dei genitori, ma un attento accertamento della guardia di finanza ha fatto emergere come sui conti correnti intestati a Sorrentino, ci siano soldi liquidi in quantità.’’. Ma non solo. L’uomo ha un regolare stipendio e una posizione sociale ormai affermata.

Conclusioni, queste, che convincono il procuratore generale e gli stessi giudici. L’assoluzione bis arriva esattamente quattro anni dopo la prima, formulata in base al secondo comma dell’articolo 530 del codice di procedura penale: l’insufficienza di prove.





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