ANNO 14 n° 116
L’agroindustria bio in Italia
è ''Sana''
Il Salone di Bologna si conferma un appuntamento importantissimo
26/09/2012 - 10:37

di Giovanna Bianconi

Un caleidoscopio il XXIV Sana, il Salone internazionale del biologico e del naturale di Bologna. L’evento si è tenuto dall’8 all’11 settembre ed ha ospitato istituzioni ed aziende, enti di ricerca privati e pubblici, tra cui l’Università della Tuscia.

Il mondo del biologico e più in generale dei prodotti salutistici è un immenso e variopinto contenitore che ospita senza conflitti Paesi, territori, tradizioni, ricerca tecnico-scientifica e innovazione.

Tutto ciò ovviamente con un occhio al miglioramento dei prodotti bio, prelibatezze enogastronomiche che i consumatori continuano ad apprezzare e che in Italia muovono ogni anno un giro d’affari attorno ai tre miliardi di Euro, pari al 15% del fatturato Ue e al 5% di quello mondiale.

Anche le esportazioni tengono bene: la tradizione agricola, che certo nel Bel Paese non manca, e i rigorosi disciplinari di produzione della filiera del biologico, per altro certificati da enti ritenuti universalmente più che attendibili, hanno contribuito a costruire una nuova credibilità.

Questo, unito all’accordo bilaterale tra Ue e Usa in vigore dal 1 giugno scorso, favorirà sicuramente l’export e porterà nuova linfa alle comunità agricole che vorranno promuovere qualità ed innovazione nel rispetto dell’ambiente.

L’accordo prevede, nella fattispecie, la possibilità di esportare oltreoceano senza più dover ottenere doppie certificazioni relative alle rispettive normative sul biologico, cosa che comportava costi spesso insostenibili per i produttori.

Il successo della manifestazione, nient’affatto scontato in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo, testimonia che i consumatori stanno imparando a dare la giusta importanza al cibo sano ed alle sue potenzialità nei riguardi della salute.

Ma i prodotti biologici non sono solo buoni da mangiare, e per coloro che oltre alla salute tengono alla bellezza, sono sempre più numerose le linee cosmetiche con ingredienti certificati e senza lauril solfato di sodio, petrolati e altre sostanze sintetiche irritanti o potenzialmente cancerogene.

Al motto “Siamo quello che mangiamo, ma anche quel che ci spalmiamo addosso” da dieci anni ad oggi sono stati certificati centinaia di prodotti ed aziende di cosmetici bio, per un mercato con un tasso di crescita a due cifre.

Indubbiamente ciò che ha colpito i visitatori è stata l’incredibile varietà di produttori e distributori di ogni genere di prodotto e servizio inerente alimentazione, salute e ambiente.

Tra gli elettrodomestici vale la pena menzionare gli estrattori di succo a bassa velocità, per non alterare enzimi e vitamine di frutta e verdura; i mulini domestici per la macinazione o la preparazione dei fiocchi a partire da cereali in chicchi; le caraffe automatiche per la preparazione di bevande a base di soia, mandorle, riso o cereali in sostituzione del latte, molto gettonate da vegani ed intolleranti ai latticini.

Incredibile anche la scelta di tessuti bio: da quelli già apprezzati come alpaca, cashmere, mohair, lana, seta, cotone, canapa e lino, fino all’ortica, riscoperta di un’antica tradizione delle nostre campagne. A ciò si uniscono prodotti innovativi come i filati di bambù, di soia, e perfino di proteine della rosa, del latte e della perla, per effetti e morbidezze davvero sorprendenti.

Presenti alla manifestazione anche numerose associazioni, tra cui l’Associazione italiana celiachia (Aic), che si occupa fin dal 1979 di aiutare a tutto tondo i malati e le loro famiglie. Tra le sue attività anche la divulgazione scientifica al pubblico ed ai medici, con il fine di diagnosticare precocemente il disturbo, che dalle ultime stime conta oggi in Italia circa 120.000 persone.

Altro aspetto di rilievo dal punto di vista economico ed ambientale messo in luce durante il Salone è la possibilità di acquistare sfusi detergenti (sia per la casa che per la persona) ed alimenti biologici (cereali, legumi, pasta, frutta secca, ecc.). I negozianti potranno infatti avvalersi di appositi dispenser che garantiranno l’igiene ma eviteranno l’uso delle ingombranti confezioni di plastica e carta, spesso non facilmente riciclabili.

Sulla stessa linea è stata l’iniziativa organizzata per promuovere tra le imprese biologiche l’eco-packaging, ovvero sistemi e materiali per ridurre la quantità di imballaggio, l’impatto dei rifiuti sull’ambiente e recuperare risorse.

Inutile dire che l’elenco delle leccornie presentate sarebbe lunghissimo. Preferiamo piuttosto menzionare due esempi di alimenti dalle spiccate proprietà salutistiche ma poco conosciuti dal grande pubblico: i semi di canapa alimentare e l’erba d’orzo.

I primi contengono concentrazioni molto alte di Omega3, Omega6 e Gla (acido gamma-linoleico). Si trovano sul mercato tal quali o sotto forma di farina, olio o pasta. Ovviamente la varietà non ha nulla a che vedere con la cannabis illegale, se non una parentela genetica, e non contiene Thc, la sostanza stupefacente.

La seconda è ottenuta seminando l’orzo in germogliatori e facendolo crescere alla luce fino a quando non inizia a formare il fusto. A quel punto si taglia e se ne estrae il succo, che ha spiccate proprietà alcalinizzanti, rimineralizzanti ed antiossidanti.

E dopo l’utile, il dilettevole: a coronare la manifestazione un evento di richiamo come il campionato mondiale di pizza biologica, a cura della Nip (Nazionale italiana pizzaioli), in cui, nemmeno a dirlo, è stata premiata la migliore pizza, rigorosamente bio.




Facebook Twitter Rss