ANNO 14 n° 115
Domenico Curti
30 anni fa sequestrò
l'asilo di Sutri
Nel 1989 prese in ostaggio 4 persone per 6 ore
03/05/2016 - 02:01

SUTRI – Una fine tragica, morto bruciato nell’incendio della sua abitazione in via dei Pettirossi. Ma Domenico Curti, scomparso (forse per un suicidio, indagano i carabinieri) domenica sera a Sutri, all’età di 86 anni, era già finito in passato sulle cronache, addirittura in quelle nazionali.

È il 9 giugno del 1989, ai Mondiali di calcio a Roma manca ancora un anno esatto, presidente del consiglio è Ciriaco De Mita, la Fiat Uno la macchina più venduta. E Sutri finisce per un giorno al centro dell’attenzione di tutto il Paese. Curti, allora 58 anni, prende in ostaggio per sei interminabili ore quattro persone. Un bambino, la nonna, una dottoressa e un operaio comunale. Tutti nell’asilo, in quei giorni chiuso, senza lezioni, ma aperto per le visite mediche dei bimbi, che aspettano in giardino.

Curti, pensionato trasferito a Sutri dopo aver lavorato alla Voxson a Roma, entra nell’asilo alle 9.30. Chiede all’operaio comunale come fare per iscrivere i nipotini, ma invece di dirigersi verso l’amministrazione prende la direzione dell’infermeria. Qui chiude in una stanza la dottoressa, il piccolo Enrico, sua nonna Carmela e lo stesso operaio. Li minaccia, dicendo di essere armato: mostra una pistola, e qualcosa che può essere una bomba a mano in una valigia. Una maestra si accorge che, oltre quella porta, sta succedendo qualcosa e allontana i 125 bambini presenti nel parco giochi, in attesa del loro turno per le visite. Curti chiede di parlare col suo avvocato, che sta a Roma. Intanto qualcuno nei paraggi avverte i carabinieri. Arrivano prima quelli del posto, poi addirittura i Nocs, le teste di cuoio. E con loro le televisioni, i curiosi. Iniziata una lunga trattativa per la resa, raccontata anche in un memorabile pezzo di Giuseppe D’Avanzo sulle colonne di Repubblica.

Curti in paese veniva considerata una persona normale, tranquilla, amante dei suoi cani. Ma lui, dentro l’asilo ripete di voler farla finita, di non voler più combattere contro il mondo. L’avvocato spiega che l’uomo ha dovuto affrontare di recente una storia di cambiali false.

Arriva la moglie, infermiera al Sant’Eugenio, e nella trattativa si apre uno spiraglio: alle tre del pomeriggio il sequestratore libera il piccolo Enrico. Poi, un’ora dopo, si arrende, esce tra due carabinieri. La folla, inferocita, tenta di aggredirlo mentre viene fatto salire sulla gazzella. Si scoprirà presto che la bomba era finita, la pistola pure.

Domenica sera, nella sua casa di via dei Pettirossi, in un quartiere della cittadina dove tutte le vie hanno nomi d’uccelli (via delle Pernici, via delle Allodole), poco prima delle otto, la vita di Domenico Curti è finita tra le fiamme.






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