ANNO 14 n° 111
''L'Universitą deve diventare un luogo d'incontro di intelligenze''
Giulio Vesperini, candidato Rettore, spiega la sua visione per l'Ateneo della Tuscia
16/09/2019 - 06:49

di Monica Di Lecce

VITERBO -  In vista del rinnovo del Rettore all'università della Tuscia, Viterbonews 24 prosegue con le interviste ai tre candidati. Oggi è la volta di Giulio Vesperini, direttore del Distu. Nato a Roma il 19 agosto 1959, si è laureato il 23 marzo 1984, presso l'Università La Sapienza di Roma, discutendo una tesi su ' La riforma delle partecipazioni statali- Imprenditorialità e perseguimento di obiettivi generali', con la votazione di 110/110 con lode. Nel 1989 ha conseguito il dottorato di ricerca in diritto pubblico presso l’Università di Bologna. E' professore ordinario a tempo pieno di Diritto amministrativo presso Dipartimento di studi linguistico-letterari, storico-filosofici e giuridici della Università della Tuscia.

La scelta del Rettore in un’Università è sempre un momento di cambiamento: cosa promuove del lavoro fatto sino ad oggi e cosa invece no?

''Promuovo l'attenzione prestata all'equilibrio di bilancio e alla definizione, in via preventiva, di criteri per la distribuzione delle risorse tra i dipartimenti.

Sono critico, invece, nei riguardi di una serie di altri aspetti: la mancanza di una visione di fondo alla quale informare le politiche dell'università, sicchè si è badato molto ai mezzi e molto meno ai fini; la scarsa cura per una corretta ed efficace articolazione dei rapporti tra l'amministrazione centrale del rettorato e l'amministrazione dei dipartimenti e degli altri centri di spesa; la politica punitiva svolta nei riguardi dei dipartimenti di eccellenza; una attenzione inadeguata allo sviluppo della ricerca di base; la brusca chiusura del dipartimento di beni culturali''.

In quarant’anni l’Unitus ha registrato una notevole crescita ed è diventata un punto di riferimento sul territorio. Su che cosa dovrebbe puntare ora per accrescere l’appeal?

''L'Università dovrebbe assumere una visione più ambiziosa del suo futuro e dovrebbe mirare a rappresentare, nel corso del tempo, una sorta di piccolo modello di efficienza e di vivacità scientifica e culturale nel panorama nazionale e internazionale. Per ottenere questo scopo, un ruolo strategico ha il processo di internazionalizzazione: l'Università della Tuscia deve diventare un luogo di attrazione e di incontro di intelligenze, con studiosi da più parti del mondo, che riconoscano nel nostro Ateneo, nei vari settori della ricerca, un punto significativo di riferimento''.

Negli ultimi tempi si è puntata l’attenzione sul rapporto tra l’Ateneo e la città. Secondo lei qual è lo stato di salute di questa convivenza?

''Come ho scritto nel mio programma, nel centro di Viterbo, il nostro sembra essere un ateneo fantasma. Fatto insolito, questo, per un centro che ha l'ambizione di trasformarsi in una città universitaria. Questo obiettivo richiede una azione concertata con le maggiori istituzioni operanti sul territorio locale e regionale''.

Se le dico Unitus, mondo del lavoro, giovani laureati e occupazione, che cosa pensa?

''Penso che possiamo assumere i dati elaborati da Almalaurea che collocano l'Università della Tuscia tra i primi posti in Italia per la soddisfazione degli studenti e il tasso di occupazione dopo la laurea. Penso, anche, però, che non ci si debba accontentare di questo risultato. I corsi già esistenti e quelli che eventualmente dovessero costituirsi nei prossimi anni, devono risultare maggiormente rispondenti alle attuali richieste del mondo del lavoro in ambito nazionale, europeo ed extraeuropeo''.

I tre punti chiave del suo programma

''Maggiore pluralismo, maggiore trasparenza e maggiore partecipazione alla vita di ateneo. Razionalizzazione e valorizzazione dei corsi di studio esistenti. Potenziamento della ricerca di base''.






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