ANNO 14 n° 110
''L'Islam moderato non esiste''
Al Caffè Letterario bagno di folla per l'incontro con Magdi Cristiano Allam
20/11/2015 - 20:21

di Andrea Arena

VITERBO – Prima cosa: tutto è andato liscio. L'evento era delicato, ma il servizio d'ordine messo su dalla Questura di Viterbo, con la presenza anche dei carabinieri e della guardia di finanza, è stato impeccabile. Seconda cosa: la sala del Caffè letterario, in via Garbini, era piena e strapiena, con le persone anche in piedi. Terza cosa: il contenuto, al di là di come la si pensi, è stato interessante. E purtroppo di maledetta attualità.

Ospite d'onore, Magdi Cristiano Allam, che vive a Fabrica di Roma ma che in giro per presentare il suo libro, edito per Il Giornale. Titolo profetico: Islam, siamo in guerra. Insieme all'ex vicedirettore del Corriere della sera, c'erano anche Danila Annesi e il senatore Ferdinando Signorelli, due personaggi storici – per strade diverse – della destra viterbese. A fare gli onori di casa, il patron di questo bel luogo di cultura, nato da poco, Ettore Cristiani.

L'eco degli attacchi di Parigi è ancora vicina, forse anche la paura: è passata appena una settimana (e poco importa se Signorelli ripete più volte ''otto giorni fa'': lapsus perdonato), e il pubblico resta in silenzio, assorto e curioso ad ascoltare Allam nella sua esposizione essenziale ma precisa, a tratti gelidamente netta. Ringrazia le forze dell'ordine (in prima fila c'è anche il questore) e poi spiega: ''Sono stato musulmano per 56 anni, e so bene di cosa parlo. In Italia sono stato tra quelli che ha spinto tanto per promuovere un Islam moderato, nel 2004 pubblicai sul Corriere una lettera manifesto, insieme ad altri che la pensavano come me. Il presidente Ciampi ci chiamò al Quirinale, anche per dare un messaggio agli italiani: un altro Islam è possibile. Per questo, e solo per questo, sono stato condannato a morte, dai terroristi islamici ma anche dai musulmani che vivono in Italia. Non capivo il perché, e allora ho ripreso in mano i testi, il Corano e l'unica biografia riconosciuta di Maometto. E alla fine mi sono dovuto arrendere: hanno ragione loro. Perché in effetti nell'Islam e nel Corano si incita alla violenza, è una realtà codificata in questi testi''.

Dunque, non c'è speranza? Quello che chiamiamo Occidente soccomberà, perché in inferiorità numerica (cioè demografica) e di valori (non crediamo sempre meno, loro sempre di più)? Per Allam bisogna distinguere: ''L'Islam è un conto, le persone un altro. Ci sono musulmani che possono essere moderati se antepongono la ragione, il cuore, alla religione, e che rispettano le leggi dello Stato e le regole della civile convivenza. Con loro si può dialogare, si può convivere. Ma l'Islam no, non è una religione moderata. Per definizione''.

Allam spazia dalla colonizzazione che a suo parere sta avvenendo in Europa (anche attraverso l'immigrazione) alla ritrosia dello Stato nel far rispettare a tutti le leggi. Dice che così, consentendo per esempio alle donne musulmane di andare in giro col volto coperto (mentre una legge italiana lo vieterebbe, ma una circolare del 2005, firmata dall'allora ministro Pisanu, consente tolleranza) implicitamente fa sentire i musulmani al di sopra delle regole. ''E permettiamo loro di identificarsi in comunità religiosa, non in una identità di nazione, che dovrebbe essere più forte''. E ancora: i terroristi, quelli che usano la violenza ''e contro i quali bisogna reagire, combattere'', ma anche i taglialingue, come li chiama. ''Quelli cioè che parlano italiano, hanno la faccia pulita e indossano giacca e cravatta. Sono quelli che promuovono l'apertura di altre moschee, di centri e scuole islamiche, che spingono per una colonizzazione culturale e mentale dell'occidente''.

Se la prende anche con la Chiesa (''Che combatteva l'Islam fino al concilio Vaticano secondo, poi è passata al relativismo, del prendere anche dalle altre religioni, del Dio comune. Ma Gesù Cristo, al contrario di Allah o di Maometto, non ha mai ordinato di uccidere nessuno'').

In fondo, per Allam, il problema è anche l'ignoranza. ''Il Corano incita alla violenza, i versetti che si ripetono ogni giorno per le preghiere incitano alla violenza. Ma sono pochissimi i musulmani che conoscono l'arabo classico antico, che sarebbe come per noi il latino. E non sanno dunque quello che recitano. Allora è fondamentale la figura dell'iman, colui che interpreta i versetti per gli altri, e che spesso li interpreta nell'accezione più estremista. Noi che facciamo? Espelliamo l'imam e lasciamo andare i suoi adepti…''

L'applauso che chiude i tre quarti d'ora di discorso è prolungato, convinto, ma chissà se basterà a spazzare via le paure, la paura.





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