ANNO 14 n° 115
L'ex Br Luigi Fallico morto in cella a Mammagialla
Il suo corpo trovato dagli agenti di Mammagialla, disposta l'autopsia
23/05/2011 - 15:00

VITERBO - Era riverso nel letto, in pigiama, nella sua cella nell’area del carcere di Mammagialla a Viterbo riservata ai terroristi. Gli agenti di polizia penitenziaria, vedendo che alle 9,30 non si era ancora alzato, si sono avvicinati per chiedergli se si sentisse male. Così si sono accorti che Luigi Fallico, 59 anni, considerato uno dei fondatori delle nuove brigate rosse, era morto.

Secondo il medico legale che ha ispezionato il cadavere il decesso sarebbe avvenuto quattro-cinque ore prima, durante il sonno. Sul suo corpo non hatrovato alcun segno di violenza e ha ipotizzato che Fallico sia morto per cause naturali. Forse un infarto. Sarà comunque l’autopsia disposta dalla procura della Repubblica ad accertarlo. L’esame dovrebbe essere compiuto nelle prossime 24-48 ore.

Fallico era accusato di associazione sovversiva con finalità di terrorismo e banda armata, oltre che di violazione della legge sulle armi. Il processo che lo vede imputato con alcuni complici è in corso davanti alla prima sezione della Corte d’Assise di Roma. Era stato presente in aula il 19 maggio scorso. Due giorni prima, 17 maggio, secondo il suo difensore, avvocato Caterina Calia, “aveva avvertito fortissimi dolori al petto ed era stato portato nell'infermeria del carcere di Viterbo, dove gli erano stati riscontrati valoridella pressione arteriosa molto elevati. Invece di trasferirlo in una struttura ospedaliera attrezzata - prosegue l'avvocato -lo hanno riportato in cella. Due giorni dopo, nell'udienza del 19 maggio, si sentiva ancora poco bene'.

Secondo quanto si è appreso in ambienti carceri, invece, dalla cartella sanitaria di Fallico non risulterebbe alcuna patologia grave né che soffrisse di malattie cardiovascolari che richiedono di essere seguite in ambiente ospedaliero.

Fallico era stato arrestato nel giugno del 2009 insieme ad altri presunti terroristi. ''Le persone finite in carcere - dichiaro' il ministro dell'Interno Roberto Maroni - si accingevano a ricostituire una struttura operativa delle brigate rosse, pronta a colpire con azioni eclatanti''. E che l'azione cui stavano lavorando Fallico e i suoi complici fosse eclatante lo dice lui stesso in una conversazione telefonica intercettata dagli investigatori: ''L'importante e' che si fa qualcosa di grosso. Poi la pago, non me ne frega un cazzo. Vada come vada. Il cento per cento non si puo' mai ottenere''. Il ''qualcosa di grosso'' cui fa riferimento, secondo gli inquirenti, e' un attentato dinamitardo da compiere a La Maddalena durante il vertice del G8 poi spostato a L'Aquila.

Tutta la vita di Fallico, 59 anni, romano, e' stata all'insegna della lotta armata, dell'insurrezione, del terrorismo. ''Un rivoluzionario non puo' riconoscersi in questo Stato e deve continuare la lotta fino a quando non muore'' diceva in un altro colloquio telefonico intercettato. ''O sei dentro l'arco e riconosci questo Stato oppure dici di no, questo Stato non mi va bene, lo voglio totalmente abbattere''. All'interlocutore che gli faceva notare che non ha ''piu' l'eta' per fare il rivoluzionario'' Fallico replicava: ''La lotta non finisce mai. Se sei rivoluzionario lo sei a vita. Un brigatista non va in pensione, muore brigatista''.

La vocazione del rivoluzionario, del 'bombarolo' di Fallico ha radici antiche. ll suo nome, era già comparso negli anni Ottanta in alcune inchieste sui gruppi fiancheggiatori o collegati con le brigate rosse. Poi è rimasto ‘’sotto traccia’’ per una quindicina di anni, per riemergere nel 2009. Nel frattempo, nella sua bottega di corniciaio nel quartiere di Casal Bruciato al Tiburtino, Fallico, che all’epoca delle brigate rosse si era dato il nome di battaglia “gatto”, aveva tessuto le fila dell’organizzazione terroristica. Secondo gli investigatori, inoltre, avrebbe avuto legami diretti con Nadia Desdemona Lioce, condannata all’ergastolo per gli omicidi Biagi e D’Antona.





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