ANNO 14 n° 79
Le strategie fallimentari di Tajani
e il futuro incerto di Forza Italia
L'intervento di Americo Mascarucci
08/06/2016 - 02:00

di Americo Mascarucci *

VITERBO - A questo punto la domanda di fondo resta sempre la stessa: dove va Forza Italia?

Le ultime elezioni amministrative, lungi dal fare chiarezza, hanno reso ancora più complicato capire da che parte va il partito di Berlusconi che, pur avendo registrato negli ultimi anni una fortissima emorragia di consensi, continua a restare un punto di riferimento per una parte del popolo cosiddetto ''dei moderati''.

Berlusconi sa perfettamente che, per tentare di riportare il centrodestra al governo del Paese, ha bisogno della Lega Nord e dei suoi voti ma deve stare attento a non classificare il centrodestra italiano come ''polo a trazione lepenista''. Un'esigenza legittima, che però fino ad oggi ha prodotto una schizofrenia fuori dal comune. Prendiamo su tutti il caso di Roma.

Il nome su cui l'ex Cavaliere è sembrato puntare sin dal primo momento per la candidatura al Campidoglio è stato quello dell’ex capo della Protezione civile Guido Bertolaso: il quale, fra nipoti gravemente malate da accudire, progetti umanitari in Africa e mille altre scuse, alla fine si era convinto.

La Lega di Salvini lo ha accettato con molta riluttanza considerandolo troppo berlusconiano e poco amico del Carroccio (anzi per niente) e avrebbe pure mandato giù il boccone amaro se l'aspirante sindaco non si fosse lasciato andare a dichiarazioni decisamente improvvide per un candidato in cerca dei voti leghisti (vedi la storia dei rom perseguitati e incompresi o le dichiarazioni su Andreotti grande maestro politico).

La Lega ha così deciso di rompere l'accordo chiedendo di scegliere un altro candidato. Giorgia Meloni, in un primo momento scettica sull'eventualità di scaricare Bertolaso, dopo aver preso atto dell’effettiva debolezza del candidato berlusconiano (nel frattempo i sondaggi che arrivano ad Arcore delineavano scenari poco lusinghieri per l'ex capo della Protezione civile) ha deciso, in accordo con Salvini, di scendere direttamente in campo sfidando i rischi connessi alla sua maternità

A quel punto, al di là di ciò che si è letto nelle dichiarazioni ufficiali, la verità è più o meno la seguente: Berlusconi, consapevole che Bertolaso sarebbe uscito dalla competizione elettorale con le ossa praticamente rotte, sarebbe stato in procinto di appoggiare Giorgia Meloni sapendo che avrebbe potuto vincere, se fra gli azzurri non si fosse saldata un'alleanza anti Lega fra il partito romano capeggiato da Antonio Tajani e gli ex An con in testa Gasparri, Aracri, Mussolini e company che hanno in pratica dato l'aut aut a Berlusconi: ''Con la Meloni mai, vogliamo Marchini sindaco''. Mentre sull’altro fronte il saggio Toti e Paolo Romani spingevano (inutilmente) perché fosse rinsaldato l'asse con Lega e FdI. Alla fine Berlusconi, mal consigliato in questo pare pure da Gianni Letta, ha deciso di puntare su Marchini.

Il quale Marchini in verità era stato già preso in considerazione nei mesi precedenti e non risultava affatto sgradito al Carroccio, trovando però contrari i Fratelli d’Italia che avevano minacciato di correre da soli con la Meloni, o in alternativa Fabio Rampelli, come sindaco. Nel frattempo lo stesso Bertolaso si era detto disponibile al passo indietro ma soltanto in favore di Marchini, mai della Meloni.

Alla fine dunque la scelta è ricaduta sull’imprenditore romano e le prime parole di Berlusconi sono state: ''E' l’unico che può andare al ballottaggio e vincere contro i 5Stelle''.

Finalmente chiarezza? Manco per sogno. Ecco che a pochi giorni dal voto l'ex premier si presenta ad Agorà e dichiara a tutto il mondo di aver pochi minuti prima ''abbracciato Salvini'' e di essere pronto a riaprire il dialogo con Lega e FdI per ricostruire un centrodestra unito e competitivo. Poi dichiara che in realtà la scelta di Marchini è stata determinata dal fatto che Salvini e la Meloni sono venuti meno alla parola data su Bertolaso e per lui la parola data è sacra.

Insomma, l'appoggio a Marchini altro non sarebbe stata che una ''ritorsione politica'' nei confronti degli alleati indisciplinati? Visti i risultati appare difficile non credere che Berlusconi, sondaggi alla mano, dopo aver preso atto che Marchini non si sarebbe nemmeno avvicinato al ballottaggio, abbia scaricato l'imprenditore con leggero anticipo.

La resa dei conti ormai dentro Forza Italia appare inevitabile, almeno stando a quanto si vociferava ieri nei corridoi del gruppo parlamentare alla Camera. L'anima filo leghista capitanata dal governatore ligure Giovanni Toti difficilmente farà passare sotto silenzio il fallimento dell'operazione Marchini, addebitandone la responsabilità in primo luogo all'europarlamentare Antonio Tajani, grande sponsor di Marchini, aiutato in questo come detto dai ''profughi'' dell'ex Alleanza Nazionale (Gasparri, Matteoli, Aracri, Storace, Alemanno) che a Roma hanno inteso regolare i conti con i cugini dei Fratelli d’Italia.

Lo stesso Tajani che ha visto perdere nella Tuscia i suoi candidati di riferimento, quelli che era venuto a sostenere in prima persona a cominciare dall’eterno Sandrino Aquilani di Vetralla, uno che faceva già il sindaco quando Andreotti era primo ministro e Cossiga presidente della Repubblica.

Ma Tajani è considerato ''l'ambasciatore berlusconiano a Bruxelles'', e soprattutto presso frau Merkel e alla fine anche stavolta resterà saldamente al suo posto. Berlusconi lo salverà perché gli è troppo utile per rassicurare i partner del Partito Popolare Europeo preoccupati da possibili derive estremiste del partito azzurro. Nonostante sia chiaro come ogni sua strategia elettorale, soprattutto a Roma e nel Lazio, si riveli puntualmente un flop.

Alla fine l'operazione Marchini sarà servita soltanto a far vincere la pentastellata Raggi con i voti della destra. Perché se per ipotesi l'obiettivo fosse stato quello di mandare Giachetti al ballottaggio, come sostengono i maligni, e quindi aiutare il Pd a riprendere Roma, la strategia anche in questo caso, salvo improbabili colpi di scena, sembra avviata sulla via del fallimento.

*giornalista di Intelligo News



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