ANNO 14 n° 88
Giorno della Memoria
''Le differenze
sono un valore''
Così il sindaco agli studenti della Concetti
27/01/2016 - 12:22

VITERBO – Gli agenti della polizia locale in alta uniforme portano la corona. Il sindaco Michelini – trench chiaro, fascia tricolore – l’accarezza. Una ragazza della scuola Luigi Concetti suona il violino, un’altra le tiene lo spartito, un leggìo vivente e dolce. Così stamani Viterbo ha celebrato la Giornata della memoria.

Via della verità numero 19, metà mattina. Mattina di pensionati che cercano la panchina al sole, di casalinghe che fanno la spesa, di studenti dello Scientifico che arrancano verso la palestra della Verità. Altri studenti, più piccoli, quelli della scuola Luigi Concetti spuntano ordinati dalla strada, guidati dal preside Alessandro Ernestini e dai professori. Si fermano qui, sotto le finestre dove vivevano Emanuele e Letizia Articoli e Bruno Di Porto, tre viterbesi ebrei deportati e morti ad Auschwitz e a Mauthausen. Altri viterbesi ebrei si salvarono, in modo più o meno rocambolesco: chi scappò per i vicoli, chi fu nascosto da qualche famiglia coraggiosa, una signora – si racconta – si ruppe una gamba, finì in ospedale e i tedeschi se la dimenticarono lì.

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''Qualcosa che va al di là, qualcosa di trasferibile. Questo è il valore della storia’’, dice il preside Ernestini. Ci sono i consiglieri comunali (nessuno dell’opposizione). C’è il consigliere regionale Enrico Panunzi, che viene da una terra di partigiani come Canepina. C’è la segretaria comunale Vichi. Ci sono gli ufficiali dei carabinieri, dei vigili del fuoco. Il traffico è sospeso, la piazza è silenziosa.

''La scuola italiana deve formare le persone anche dal punto di vista etico – dice il sindaco Michelini – E perciò deve ricordare quello che è successo, anche le tragedie. In questo stabile viveva una famiglia che è stata sacrificata durante l’olocausto: l’abbiamo commemorata con una targa e con le pietre d’inciampo (tre sampietrini di ottone piazzati all’ingresso della palazzina, ndr) e ogni anno con una corona. Questo perché i viterbesi non dimenticano gli altri viterbesi, siano essi ebrei o di qualsiasi altra religione, oggi come ieri, quando gli aiutarono. E perché le differenze siano considerate un valore, sempre. Oggi la città è abbracciata da questa solidarietà, ed è bello che anche i giovani se ne facciano portatori’’.

I giovani, già. Che leggono alcuni brani, da Se questo è un uomo di Primo Levi, alle Scarpette rosse di Joyce Lussu: c’è chi legge spedito, chi s’intoppa, chi s’emoziona. Poi suona il violino, la musica di chi non dimentica.





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