ANNO 14 n° 111
Latte, le proposte dei produttori alla Regione
Nota di Confagricoltura Lazio
11/09/2014 - 15:05

VITERBO - ''Apprezziamo gli sforzi dell’assessore regionale all’Agricoltura Sonia Ricci che si è impegnata con il collega della Lombardia a rendere più agevole la definizione delle problematiche relative alla filiera del latte e che, su questi temi, consegnerà al ministro per le Politiche agricole Martina un preciso pacchetto di proposte''. Lo ha detto il presidente di Confagricoltura Lazio, Sergio Ricotta.

''La situazione del comparto lattiero-caseario non è facile. Va costruita una cornice normativa, nazionale e regionale, che possa far avvicinare le parti industriali ed agricola del settore lattiero-caseario che, in momenti di crisi come questo, devono cercare il confronto e non lo scontro''.

Confagricoltura ha quindi formulato all’assessore una serie di proposte per integrare il documento che la Regione Lazio sta stilando per il ministro Martina. Tra le richieste: la semplificazione amministrativa del settore su alcuni vincoli posti dalle Amministrazioni (ad esempio, per l’autentica di firma per i contratti di affitto o vendita delle quote latte, ci si deve recare dal funzionario del Settore Decentrato quando altre Regioni consentono l’autentica in Comune); l’incremento dell’acquisto di latte fresco del territorio attraverso un piano di informazione e comunicazione al consumatore, che esalti le caratteristiche nutrizionali ed organolettiche del prodotto; il sostegno alla sottoscrizione di polizze assicurative sul bestiame contro le epizoozie e lo smaltimento delle carcasse (la normativa comunitaria prevede un contributo da parte regionale del 25% che il Lazio non concede, a differenza di altre Regioni); la sensibilizzazione degli Istituti di Credito per finanziamenti verso il settore che, essendo in crisi da molto tempo, non ha le risorse necessarie per sostenersi; l’ equiparazione delle accise sui carburanti della regione Lazio con le regioni del Nord.

Confagricoltura Lazio ha chiesto anche: misure tese a favorire gruppi di acquisto per le materie prime e per i mezzi tecnici necessari all’allevamento del bestiame; benefici in termini di investimenti nelle piccole stalle dove la raccolta del latte diventa onerosa per consentire a queste aziende di evitare la chiusura (non dimenticando che, molte volte, sono localizzate in posizione tale da consentire un necessario presidio del territorio).

 

 






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