ANNO 14 n° 111
L'acqua bene pubblico da tutelare, no alle privatizzazioni
Il comitato ''Non ce la beviamo'' contrattacca
25/03/2023 - 07:01

di Giovanni Masotti

VITERBO - Parla senza peli sulla lingua Paola Celletti, presidente del Comitato 'Non ce la beviamo'.

Una vicenda sconcertante quella di Talete, giunta a un punto morto

''La foga privatizzatrice - risponde - fibrillava per chiudere la questione in tempi brevi, anche a costo di impedire che si esprimessero tutti i Consigli comunali della provincia, compreso Viterbo, che detiene oltre il 20% delle quote della società idrica.

Vendere il 40% delle quote alle multinazionali, privatizzando di fatto il servizio, è una scelta illegittima prima di tutto perchè c’è un referendum da rispettare, in cui piu' del 90% degli italiani ha votato contro questa soluzione; in secondo luogo perché le disposizioni in atto prevedono un iter amministrativo nel quale è compreso il passaggio in ogni Consiglio comunale. Noi del Comitato abbiamo denunciato questa scorciatoia procedurale e ora anche il gruppo di studio incaricato dal Comune di Viterbo ci dà ragione. E in quasi tutti i comuni della provincia sono state approvate delibere contrarie all’entrata dei privati''.

Insomma di chi è la colpa dello stallo?

''A noi non interessa trovare il capro espiatorio, anche perchè la politica delle privatizzazioni è molto trasversale.

Quello che ci sta a cuore è rivendicare un diritto sacrosanto. L’acqua è un bene comune essenziale e pubblico per eccellenza, quindi ogni scelta sulla sua gestione spetta alla comunità cui appartiene. Si tratta di decisioni importanti, che vanno discusse e condivise con cittadini e amministratori, non relegate nelle 'segrete stanze'. Questa si chiama democrazia''.

La via della privatizzazione sembra ormai morta e sepolta. E' così?

''In realtà la privatizzazione è già in atto da anni perchè Talete Spa è una società di diritto privato e, seppure partecipata da enti locali, esercita le dinamiche di una gestione privatistica. Negli ultimi tempi si è tentato di chiudere il cerchio aprendo le porte ai privati e alle multinazionali. Noi per gestione pubblica intendiamo un servizio gestito dal Comune dove il cittadino - quando ha una necessità - sa a chi rivolgersi, dove non ci sono continui e ingiustificati aumenti delle bollette, dove l’operaio che va a riparare il guasto conosce il territorio e dove - prima di fare un distacco dell’acqua - si verifica a fondo la causa. Occorre una dimensione più umana''.

E' ipotizzabile la scelta della tariffa unica regionale dell'acqua?

''La tariffa unica è l’ennesimo tentativo di privatizzazione e come tale fa ricadere tutti i costi sui cittadini. A prima vista, potrebbe apparire come una soluzione democratica, ma si tratta dell’ennesimo espediente che porterebbe alla privatizzazione del servizio in fretta e senza intoppi, bypassando l’iter amministrativo di cui parlavamo. Inoltre, per non essere un puro artificio, sarebbe realistica esclusivamente in presenza di una gestione unica e, pertanto, di un Ato unico regionale.

In altre parole la tariffa unica regionale, se realizzata, non potrebbe essere altro che l'anticamera del Gestore Unico Regionale. Occorre invece una radicale inversione di tendenza, l’acqua non è una merce su cui speculare ma un diritto inalienabile da tutelare''.






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