ANNO 14 n° 88
''La vita nella droga non č vita''
Don Gianni dopo l'incontro con Papa Francesco sulle dipendenze
07/12/2018 - 09:45

CANEPINA - Riceviamo e pubblichiamo da Don Gianni Carparelli, parroco di Canepina:

Droga, dipendenze: tra numeri e persone.

Avendo partecipato al Congresso Vaticano su ''Droga e dipendenze'' il 29-30 novembre e 1 dicembre scorso che è terminato con l’incontro con Papa Francesco, ho avuto modo di mettere le mie mani su documenti prodotti da Emcdda (European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction), soprattutto il ''Report 2018''. Numeri e statistiche hanno affollato di informazioni – utili e necessarie – la prima giornata del Congresso. Con nomi illustri e persone molto preparate.

Sentivo però che mancava qualcosa o, meglio, ''qualcuno''. E’ il rischio che si corre, lo stiamo correndo, di osservare il fenomeno come dato statistico, di elenco di sostanze o ''processi'' che catturano tante persone e le trasformano in notizia da giornale dopo essere state vittime del traffico sempre più sommerso nella sua organizzazione, ma poi visibile nei vicoli, nei garage, nelle feste, in tutti gli strati sociali ed economici… E poi nelle liste del carcere, negli interventi vari delle forze dell’ordine che fanno sperare in una soluzione che non verrà. Non leggete quello che scrivo come critica negativa.

Per anni ho lavorato in Canada con gli ultimi della fila, quelli che crollano e desiderano tirarsi su per vivere. Perché la vita nella droga e nella strada non è vita. Anche chi riesce per un po’ ad andare avanti, a funzionare nel lavoro… prima o poi vedrà emergere il vuoto interiore fatto di irresponsabilità, incapacità di affrontare la vita, mancanza di ideali e speranze forti, fatica nell’intrecciare legami solidi e profondi, noia e stanchezza…

Perché non so se riuscite a pensare che il problema della droga e delle dipendenze di ogni tipo non è la sostanza o altro che si sogna di possedere per poi essere posseduti come schiavi (Ad-dicted=spoken for=schiavo). Il problema vero è una persona che non riesce a vivere, anche se sembra funzionare. E per un po’ forse funziona perché il sistema si adatta e può sorreggere. Fino a quando? Il vuoto non può far nascere la vita. Il Congresso dopo il primo giorno di informazioni, ripeto: interessanti e necessarie, si è è spostato sulla ''persona'' e la sua dignità ferita dai fumi e dalle fantasie illusorie di quanto vorrebbe sostituire la libertà dello spirito e dei sogni. Per aiutare queste persone, sempre più numerose e fragili, la proposta non è un ciclo di incontri informativi, o qualche settimane in una clinica, sia di lusso o no.

Non basta un’altra sostanza per combattere gli effetti della prima. Non serve, credo, una lotta fatta di proibizioni che alla fine proibiscono poco. Punire soltanto non raggiunge il profondo del disagio ma ne crea un altro.

E allora? Educare, Educare, Educare. Iniziando dalla famiglia, coinvolgendo i Media, la scuola, le istituzioni. E, se necessario, perché lo sarà e lo è, un cammino di rinascita che parta dalla dignità della persona. Una ''Scuola di Vita'' è necessaria non solo un libretto di informazioni. Soprattutto: tanta umiltà per non negare il problema e per rendersi conto che tutti (anche i genitori, la scuola, gli amici, tutti noi), abbiamo molto da imparare e non solo da dire.

Papa Francesco ce lo ha ricordato in maniera semplice ed essenziale. Come sa fare lui. Nel saluto a tutti noi, il 1 di dicembre 2018. Perché c’è una Chiesa che vive nelle frontiere.






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