ANNO 14 n° 89
''La vita di Luca vale
solo una condanna,
sospesa, a 18 mesi''
Lo sfogo dei genitori del ragazzo
24/07/2016 - 02:00

VITERBO - Una storia come tante altre ne accadono in Italia ogni giorno. Una vita spezzata, una famiglia straziata, un processo lungo e una pena che spesso appare troppo lieve a fronte del dolore e della tragedia causate. La storia di Luca Perugini, morto a 17 anni il 22 aprile 2014 dopo essere stato investito da un'auto che procedeva a forte velocità mentre si trovava ai giardinetti con la fidanzata, è la stessa di tutte le vittime della strada nel nostro Paese. Nel quale, nonostante la recente introduzione del reato di omicidio stradale, al termine dei processi per accertare le responsabilità di chi causa gli incidenti, prevale nella maggior parte dei casi un senso di frustrazione e rabbia, unito alla sensazione che la giustizia non sempre abbia fatto il suo corso.

Come accade, nel caso specifico, per i genitori di Luca Perugini, Anna e Manfredi, che affidano ad un'accorata lettera lo sfogo per quella che ritengono una sentenza ingiusta. ''Luca è stato investito a Tarquinia il giorno di Pasquetta 2014, da Stefano Barcaroli, anche lui di Tarquinia. A seguito delle gravissime e mortali lesioni subite, Luca è deceduto il giorno successivo' ricordano Anna e Manfredi Perugini. Il ragazzo si trovava insieme alla sua fidanzatina al parco pubblico Top 16, quanto verso le 19,30 un'auto fuori controllo, dopo aver divelto la recinzione del giardinetto, è piombato su di loro ad altissima velocità. Una velocità eccessiva perun centro abitato. Il 17enne, rimasto ferito in maniera gravissima, venne trasportato al pronto soccorso di Tarquinia, dove gli operatori sanitari dopo avergli somministrato le prime cure, resisi conto della gravità delle sue condizioni, disposero il trasferimento a bordo del Pegaso33 al policlinico ''Gemelli'' di Roma. I medici lo avevano ricoverato in stato di coma in terapia intensiva. Qualche giorno dopo il cuore di Luca smise di battere.

''Luca non ha avuto scampo e non ha avuto la possibilità di evitare l’urto mortale, non ha mai ripreso conoscenza - raccontano i genitori -. In elicottero è stato trasferito al 'Gemelli'. Da subito i medici non ci hanno dato alcuna speranza, nessun intervento chirurgico era realizzabile date le lesioni provocate dall'investimento da parte dell’auto che lo ha travolto, scaraventandolo in aria. Solo il suo grande cuore ha continuato a battere perché potesse donare i suoi organi''.

Lo scorso 7 luglio, presso il  tribunale di Civitavecchia è stata emessa la sentenza per il reato di omicidio colposo a carico dell'investitore di Luca, Stefano Barcaroli. ''Lui ha proposto un patteggiamento della pena a 18 mesi - continuano i signori Perugini -. Il pubblico ministero ha prestato il consenso ed il giudice ha ritenuto congrua la pena. Sì, per una meravigliosa vita rubata al nostro Luca solo una condanna a 18 mesi, naturalmente con pena sospesa perché inferiore a 2 anni!''. 

La rabbia della famiglia è palpabile e incontenibile. ''Queste sono le pene che vengono ordinariamente comminate in questi casi, fra applicazioni di minimi e massimi di legge, ma quasi sempre vicine al minimo - aggiungono -. Patteggiamenti e sospensioni di pene, e l'omicidio di Luca non è un caso isolato. Purtroppo i media riportano quotidianamente le notizie delle morti di vittime innocenti di omicidi stradali ma non quelle delle pene emesse nei tribunali dello Stato italiano perché giudicate congrue. La sentenza ha disposto per l'imputato Stefano Barcaroli anche la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente per anni 2 e 8 mesi''.

''Queste le pene reali ed effettive emesse dai tribunali in base alle leggi dello Stato - accusano Manfredi e Anna Perugini -, fino all’entrata in vigore della L. n. 41/2016, che ha istituito il reato di omicidio stradale, legge che finalmente prevede condanne adeguate alla gravità del reato commesso, omicidio, a causa di comportamenti posti in essere in violazione delle più elementari norme del codice della strada, e che costituiscono un deterrente all’adozione di comportamenti sbagliati che trasformano i veicoli in armi provocando quotidiane stragi di innocenti. La violenza stradale è la prima causa di morte dei giovani con età compresa tra i 13 e i 21 anni. Luca e tutte le vittime innocenti di omicidi stradali meritano giustizia e purtroppo prima della L. 41/2016 nessuno di loro l’ha avuta. È dovuto intervenire il legislatore per stabilire inderogabilmente l’applicazione di pene adeguate all’evento morte causato da colpa nella guida''.

L'unica speranza della famiglia Perugini è che ora, con l'introduzuone delle nuove norme, le pene applicate in questi casi siano almeno congrue. ''Con l’introduzione nel nostro codice del reato di omicidio stradale finalmente il legislatore ha inteso incrementare il rigore repressivo a fronte della frequenza e gravità degli eventi lesivi della vita e dell’incolumità fisica derivanti da condotte colpose realizzate alla guida di veicoli a motore - spiegano -. Il legislatore non ha solo preso in considerazione casi in cui vi è stato abuso di sostanza alcolica o stupefacenti ma ha previsto specificamente circostanze aggravate per i conducenti che superano i limiti di velocità, che attraversano con il rosso, che fanno inversione di marcia, che fanno sorpassi azzardati o che circolano contromano. Tali violazioni alle norme del codice della strada, che avvengono per estrema superficialità nella guida, non saranno più considerate semplici disattenzioni, perché nella violazione di quelle specifiche norme del codice della strada è insito il pericolo di causare eventi lesivi ed anche la morte, ad altre persone che del tutto incolpevolmente divengono vittime di tali imperdonabili superficialità''.

''La vita è una e sacra e non distruggetela per un’idiozia'' è l'invito finale, rivolto per lo più ai giovani, da parte di due genitori che per una distatenzione alla guida di terzi hanno pagato un prezzo troppo alto. 

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