ANNO 14 n° 110
Giornata dell'Economia
Tuscia tra luci e ombre
Crescono disoccupazione, soprattutto giovanile, le imprese in rosa e l'export
30/06/2015 - 15:25

VITERBO - Luci e ombre. Più le seconde che le prime, in verità. Il 15° Rapporto sull'economia della Tuscia fotografa una situazione preoccupante per diversi aspetti, anche se non mancano alcuni indicatori positivi che inducono a mantenere accesa una fiammella di speranza. A presentarlo il segretario generale della Camera di commercio Francesco Monzillo che ci ha lavorato sopra e che si augura si illustrare 'dati falsi', anche se in realtà la situazione non è affatto rosea. Sul palco il presidente dell'ente camerale Domenico Merlani, la professoressa Tiziana Laureti (che ha condotto insieme agli studenti dell'Università della Tuscia un'interessante indagine in 400 aziende viterbesi); coordina Federica Ghitarrari, responsabile dell'area amministrativa e contabile. In sala i consiglieri regionali Enrico Panunzi e Riccardo Valentini e il neo prefetto di Viterbo Rita Piermatti, all'esordio in manifestazioni ufficiali.

Allora, qual è stato di salute dell'economia provinciale? Vale la pena partire da un confortante: il valore aggiunto (cioè la capacità del sistema locale di produrre ricchezza) è cresciuto nel 2014 dello 0,5% (più di quello nazionale, +0,2, e di quello regionale che è addirittura negativo, -0,2). Ma c'è subito un ulteriore numero a raffreddare gli entusiasmi: nel periodo 2011-2013, Viterbo segna una flessione complessiva del 3,4%, con cali particolarmente significativi nelle costruzioni (-19,3%) e nel manifatturiero (-1,2%); male anche terziario (-2,3%) e agricoltura (-5,5%). E tutto in territorio che si caratterizza per una fortissima presenza di imprese del terziario (78%). Complessivamente, a dicembre 2014, sono 37.564 le imprese registrate, delle quali 33.274 attiva (88,6%). Il settore più rappresentato è quello dell'agricoltura (oltre 11mila aziende), seguito da commercio (7.616), costruzioni (4.805) e manifatturiero (oltre 2mila). Nel complesso, alla fine dell'anno scorso, tutti i settori economici registrano un numero di cessazioni superiore a quello delle iscrizioni. Il ridimensionamento riguarda agricoltura (-1,1%), manifatturiero (-2,3), servizi di trasporto e magazzinaggio (-4,3), attività immobiliari (-4,1); in crescita, invece, le imprese di gestione delle acque e dei rifiuti (6,4%), l'energia elettrica e il gas (9,1), le attività finanziarie e assicurative (0,2), quelle di informazione e comunicazione (3,4), noleggio e agenzie di viaggio (5,0).

Le imprese in rosa rappresentano il 26,8% del totale (e di questo si compiace il prefetto Piermatti), quelle guidate da giovani il 10,7%, quelle gestite da stranieri il 6,6%. In aumento le società di capitali che nel 2009 rappresentano l'8,8%, mentre nel 2014 rappresentano l'11,3%. Uno dei grandi limiti del sistema imprenditoriale provinciale (lo sottolinea con vigore nel suo intervento il presidente Merlani) è rappresentato dall'eccessiva frammentazione: troppe piccole e micro imprese, addirittura il 72,1% è composto da ditte individuali. Di qui l'invito pressante ad unire le forze, a fare sinergia. 'Anche se il percorso è complicatissimo', non si nasconde Merlani. Insomma, piccolo è bello, ma è anche un freno alla competitività.

Piuttosto preoccupanti i dati relativi all'occupazione. Dal 2011 al 2013, il numero degli occupati è diminuito di circa 2mila unità: da 114.200 a 112.600: Nel 2014 si registra una positiva controtendenza con un incremento, rispetto all'anno precedente, di circa 8mila posti di lavoro (+7,3%). Ancora brutte notizie sul fronte dell'occupazione giovanile (uno su due non lavora) e su quello della disparità di genere: nella Tuscia l'occupazione maschile (65,5%) supera di quasi 17 punti percentuali quella femminile (48,7%). Differenze più contenute, ma sempre elevate, si registrano per il tasso di disoccupazione pari al 13,9% per la componente maschile e al 17,9% per quella femminile.

'Nel corso dell'ultimo quinquennio - sottolinea Monzillo - le esportazioni nella provincia di Viterbo hanno registrato un andamento complessivo positivo, se si eccettua il 2011 (-6,5%). Anche nel 2014 è proseguito il trend positivo per l'export che fa segnare un ottimo +14,4%. A questi dati hanno contribuito soprattutto l'agroalimentare e il settore ceramico. I Paesi verso i quali si è registrato il maggior incremento sono stati Germania e Russia'.

Si conferma la tendenza dei viterbesi al risparmio: i depositi bancari registrano negli ultimi anni una costante crescita. Il principale soggetto 'finanziatore' del sistema bancario è rappresentato dalle famiglie che detengono l'87,2% delle risorse degli istituti di credito, seguite dalle imprese (11,5%), i cui depositi sono generalmente finalizzati alle gestione corrente, e dall'1,3% degli altri settori, tra i quali rientra la pubblica amministrazione. Nel 2014, però, sono aumentate del 7,6% rispetto all'anno precedente le sofferenze bancarie: un dato inferiore rispetto a quello nazionale (+13,5%9, ma superiore rispetto a quello regionale (+3,8). Diminuiscono i prestiti erogati: tra il 2011 e il 2014 l'ammontare dei finanziamenti si è ridotto di oltre 200 milioni, scendendo da 5,2 miliardi a circa 5. Le imprese assorbono il49,8% delle risorse erogate, alle famiglie va il 44,8%.

Analizzando l'anno scorso, si ricava che le piccole imprese (da 1 9 addetti) sono quelle ad aver sofferto maggiormente la crisi poiché hanno fatto registrare i risultati peggiori per produzione (-7,9%), ordini (-7,2%) e fatturato (-7,6%). Reagiscono meglio le imprese di dimensioni maggiori, con oltre 20 addetti, che risultano in calo per produzione (-3,5%) e ordini (-2,4%), mentre crescono in fatturato (+1,3%). E il 2015? Le previsioni per i principali indicatori di performance sono nel complesso positive, tranne che per le piccole imprese che fanno registrare aspettative al ribasso per la produzione (-0,7%). 'Ma sono soprattutto - conclude il presidente Merlani - le aziende che si sono innovate di più e che puntano con decisione sull'innovazione quelle che hanno reagito meglio alla crisi. E' questa la strada da seguire. Come pure bisogna puntare molto sulla digitalizzazione: con un clic e con poca spesa ci si può far conoscere il tutto il mondo'.






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