ANNO 14 n° 89
LA PROCURA: ''E' STATO UCCISO DALL'EROINA, NON DALLA MAFIA''
''Non c'é nessun labile indizio che
lasci ipotizzare un delitto di mafia''
08/06/2012 - 14:57

VITERBO - Attilio Manca è stato ucciso da un'overdose di eroina mista a tranquillanti. Nessun indizio, per quanto labile, suffraga l'ipotesi dell'omicidio di mafia sostenuta dai familiari. Le indagini sono state complete e minuziose. Non c'è alcun elemento che sia stato trascurato o sottovalutato. Così, nel corso di una conferenza stampa, il procuratore capo di Viterbo Alberto Pazienti e il pubblico ministero Renzo Petroselli, titolare dell'inchiesta sulla morte dell'urologo siciliano in servizio nell'ospedale cittadino, avvenuta il 12 novembre 2004, hanno rintuzzato punto su punto quanto affermato dalla madre di Attilio, Angela, dal fratello Gianluca e dal loro legale, avvocato Fabio Repici, che a distanza di pochi giorni hanno criticato aspramente l'operato della procura viterbese, intervenendo alle trasmissioni ''Servizio Pubblico'' di Michele Santoro e ''Chi la visto?'' di Federica Sciarelli.

I familiari sostengono da anni che il medico potrebbe essere stato eliminato da cosa nostra dopo che lo aveva costretto ad accompagnare il boss Bernardo Provenzano a Marsiglia, dove fu operato di cancro alla prostata. Oppure, dopo che fu costretto a curare lo stesso Provenzano durante una fase della sua latitanza che, secondo un pentito, avrebbe trascorso in una zona imprecisata dell'Alto Lazio. ''Ogni ipotesi di collegamento tra la morte di Manca e il boss Bernardo Provenzano e cosa nostra - hanno detto i due magistrati - attengono più alla legenda metropolitana che alla realtà''-

''Non abbiamo mai scritto o detto - hanno spiegato i due magistrati - che il dottor Manca si sia suicidato. Sulla base dei riscontri, certi abbiamo sostenuto che è deceduto per un'overdose di eroina e farmaci. Non è vero - hanno aggiunto - che non abbiamo fatto rilevare le impronte digitali sulle due siringhe trovate nella sua abitazione. Le impronte digitali ci sono, ma su una superficie troppo limitata per risalire a chi le ha lasciate. Dall'autopsia non è risultato che avesse il setto nasale rotto né sul suo cadavere sono stati riscontrati segni di violenza''. E ancora: ''La massiccia emorragia che ha avuto è perfettamente compatibile con la morte da overdose. L'eroina - hanno sottolineato - e un potente vasocostrittore che provoca quel tipo di fenomeno''.

Nessun mistero, ad avviso del procuratore capo e del Pm, si nasconderebbe dietro la circostanza che Manca, ''mancino puro'', si sia iniettato l'eroina nel polso sinistro. ''Era specializzato in interventi alla prostata in laparoscopia e, per manovrare le apparecchiature, doveva usare anche la mano destra. Figuriamoci se un medico con la sua esperienza avrebbe avuto difficoltà a fare un'iniezione con la destra.

Alla domanda su perchè per tre volte consecutive sia stata chiesta l'archiviazione del fascicolo, mentre ora c'é un'indagata per cessione di droga e omicidio colposo per morte a seguito di cessione di droga, hanno risposto: '' E' stata la procura distrettuale antimafia di Messina che, a seguito di un esposto presentato dal legale dei Manca, ha individuato chi gli aveva fornito l'eroina. Quando ci sono stati trasmessi gli atti, abbiamo indagata la donna romana per quei reati. Nei confronti degli altri cinque indagati, tutti siciliani, nemmeno la procura messinese ha trovato alcun elemento''.

In merito alla telefonata che il medico avrebbe fatto alla madre dalla costa azzurra, proprio nel periodo in cui il boss mafioso Bernardo Provenzano si trovava a Marsiglia (Francia) per farsi operare di cancro alla prostata, il procuratore capo e il Pm hanno spiegato: ''Quella telefonata non risulta dai tabulati. La madre sostiene che sia stata fatta sparire. Ma non c'è nessuna prova in tal senso''.

Il supplemento d'indagini, il quarto della serie, disposto dal Gip su richesta dei Manca, si è concluso con la richiesta di cinque archiviazioni e un avviso di conclusioni delle indagini, che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di Monica. Meleti residente a Roma. Ugo Manca, cugino di Attilio, Angelo Porcino, Salvatore Fugazzotto, Andrea Pirri e Lorenzo Mondello, se le richieste del Pm venissero accolte dal Gip, uscirebbero definitivamente di scena.

 





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