ANNO 14 n° 110
“La léngua vitorbese”
affascina adulti e ragazzi
Presentata nella sala d’Ercole la seconda edizione del premio di poesia dialettale
16/10/2018 - 16:20

VITERBO - Il dialetto al servizio della poesia. Per celebrare un valore identitario culturale e l’orgoglio di appartenenza spesso dimenticato e ancora più a rischio in tempi di globalizzazione. Quindi difendere e diffondere l’idioma viterbese alle future generazioni. E’ l’obiettivo dell’iniziativa “La léngua vitorbese”, giunta alla seconda edizione, rivolta agli adulti senza limiti di età e ai bambini delle quarte e quinte elementari. Due bandi distinti, con tanto di premi in denaro, per i primi tre classificati nelle rispettive categorie. Scadenza per la presentazione delle poesie, assolutamente in forma anonima, il 31 gennaio 2019. Attenzione anche a come si scrive il nome della città: saranno eliminati tutti gli elaborati dove comparirà la parola Veterbe, dialettalmente non corretto.

E quest’anno l’iniziativa potrà fregiarsi del patrocinio delle Grandi macchine a spalla Unesco. Unica condizione che qualcuna delle poesie presentate faccia riferimento alla Macchina di Santa Rosa.

A dare il prestigioso annuncio il presidente del Sodalizio dei Facchini Massimo Mecarini che anche in questa edizione farà parte della giuria che assegnerà i premi. Anche perché, come ha dichiarato lui stesso, “sono cresciuto a pane e Piascarano”. Già lo scorso anno la manifestazione aveva ricevuto il patrocinio del Sodalizio. A maggior ragione ora che l’evento è dedicato a Edilio Mecarini, zio di Massimo.

“Recuperare il dialetto - afferma l’assessore comunale Laura Allegrini - significa mantenere salde le radici nell’identità del territorio e anche essere aperti all’inclusione”.

Presente alla conferenza il presidente di Fondazione Carivit Marco Lazzari che finanzierà i premi dei due concorsi e il poeta viterbese Ostelvio Celestini de “La Tuscia dialettale” che, in collaborazione con Fondazione Carivit, Banda del racconto e Sodalizio, promuove l’iniziativa.

“Ci siamo vergognati per tanto tempo del nostro dialetto ora ce ne riappropriamo. Torniamo a interrogare il dialetto come casa del nostro esserci, della nostra identità e cultura” esordisce Antonello Ricci de “La banda del racconto” che prosegue evidenziando il coinvolgimento degli istituti scolastici. “E’ importante creare nelle scuole anche l’accoglienza linguistica”.

Un messaggio recepito visto che alla prima edizione presero parte 300 ragazzini “festosi ed entusiasti”.

E quest’anno il focus si amplia da Pianoscarano guardando all’intera tradizione cittadina con il tema Viterbo e “contorni”.






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