ANNO 14 n° 89
''La Frontini si dimetta''
Lo chiede Luigi Telli, segretario Prc/Se del circolo di Viterbo
24/03/2017 - 17:56

Riceviamo e pubblichiamo da Luigi Telli, segretario Prc/Se Circolo Prc Viterbo

VITERBO - Solidarietà e democrazia sono valori marchiati a fuoco nella Costituzione italiana. Chiara Frontini sceglie invece di andare in un’altra direzione. In questi giorni campeggia al centro della città di Viterbo un vistoso manifesto a firma dell’organizzazione di cui lei è indiscussa leader, che riporta a caratteri cubitali uno slogan che ha dell’inquietante: ''basta immigrazione – più servizi ai cittadini''. E così a una generica rivendicazione di buon senso (più servizi) viene abbinata la parola d’ordine della xenofobia di ogni tempo (basta immigrati), istituendo fatalmente un nesso di causalità, secondo cui laddove vi siano carenze nella gestione della cosa pubblica, ciò sarebbe da imputarsi alla presenza di immigrati. La Frontini vuole forse sostenere che il problema dei rifiuti, dell’edilizia popolare, o dei trasporti, sia riconducibile alla presenza di alcune decine di rifugiati e richiedenti asilo sul territorio comunale? O, per restare su un terreno a lei più familiare, che a Viterbo continuiamo a bere acqua con alta percentuale di arsenico per colpa di ''venditori di calzini, fazzoletti e accendini'' (è l’esempio da lei addotto per descrivere le dimensioni bibliche del fenomeno)? Si tratta, è evidente, di accostamenti casuali, in violazione delle più elementari regole della logica. Non ci sfugge come questa rozza presa di posizione sia giunta proprio a ridosso delle polemiche scatenatesi intorno alle procedure di accoglienza nei comuni del viterbese. L’occasione doveva apparire troppo ghiotta: un fenomeno epocale di dimensioni continentali tocca anche solo in modo tangenziale il nostro territorio, e il movimento VentiVenti (non diverso in questo da altre ben note formazioni di estrema destra) gioca la carta della paura, suggerendo l’equazione immigrati=non-cittadini=disagio. Solo che quest’operazione ha un nome ben preciso, e la Frontini dà prova di lucidità nel rivelarlo, dichiarando ai giornalisti di allinearsi al comune sentire di chi non è razzista, beninteso, ma lo è diventato (''non sono razzista, ma mi ci fanno diventare''). Sia conseguente, dunque, e si dimetta, perché, a differenza di quanto sostiene, il razzismo non è un’opinione, ma un reato, e in una repubblica democratica non ha diritto di cittadinanza.

P.S. A nulla serve obiettare che il manifesto si riferisce nello specifico all’immigrazione ''incontrollata'' – aggettivo peraltro scritto in modo tale da essere poco leggibile da lontano: il discorso comunque – ahinoi – non cambierebbe di una virgola.





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