ANNO 14 n° 115
La centrale rischia la demolizione
Sergio Rizzo: ''E' costata 15 miliardi, quanto due ponti di Messina''
04/04/2018 - 07:16

MONTALTO DI CASTRO – La centrale elettrica Alessandro Volta rischia la demolizione. Costata una cifra che oggi è stimabile in 15-16 miliardi, ormai in inevitabile degrado, rischia di trasformarsi in una bomba ecologica. Per questo lo “studio tecnico di fattibilità tecnico – giuridica inerente i grandi complessi edificati di natura industriale di notevole o straordinario impatto ambientale nel territorio comunale” all’ordine del giorno del consiglio comunale di domani, potrebbe dare il via all’abbattimento dell’impianto.

Il caso è finito all’attenzione di Sergio Rizzo, penna di punta nonché vice- direttore de La Repubblica. Il giornalista d’inchiesta, definisce la centrale di Montalto come “una pila scarica, costata agli italiani l’equivalente di una somma stimabile oggi in 15 o 16 miliardi: almeno 250 euro per ogni abitante”. Per rendere l’idea dei costi, Rizzo dice che si tratta di “quasi un punto di prodotto interno lordo gettato letteralmente dalla finestra per finanziare il più grande spreco dell’Italia Repubblicana che ora giace lì sdraiato su 250 ettari del litorale laziale”.

Oggi la centrale si presenta, per dirla sempre con le parole di Rizzo, come un “immobile spento, con le caldaie mute e l’immenso sarcofago di cemento armato dell’impianto nucleare mai entrato in funzione che trasuda ruggini dalle crepe”.

Nel consiglio comunale di domani, come detto, verrà esaminato il rapporto tecnico commissariato dal Comune di Montalto di Castro. Rizzo rivela che “la tesi degli esperti è che l’interruzione dei lavori di realizzazione dell’impianto nucleare decisa in seguito al referendum del 1987 avrebbe fatto decadere il permesso di costruzione”.

Rizzo, nell’articolo di Repubblica, dice che “la conseguenza inevitabile è un’ordinanza di demolizione del relitto della vecchia centrale nucleare. Che potrebbe essere, però, soltanto la premessa per colpire anche il bersaglio grosso. Cioè l’immensa centrale termoelettrica costruita lì accanto dopo lo stop all’energia atomica decretato trent’anni fa dagli italiani”.

Rizzo ripercorre un po’ di storia quando nel novembre del 1987, sulla scorta emotiva del disastro di Chernobyl del 1986, il referendum decretò un plebiscito antinucleare. I lavori della centrale di Montalto, quasi completata, furono interrotti. L’Enel decise di costruire un’enorme centrale termoelettrica in grado di bruciare qualunque combustibile. “Ai circa 7mila miliardi di lire già spesi per la centrale nucleare – scrive Rizzo – se ne aggiunsero infatti, secondo le stime fatte nel 1998 dall’autorità per l’Energia, altri 9.437 per la cosiddetta riconversione di Montalto di Castro”. Con i soldi spesi, secondo Rizzo, si sarebbero costruiti due ponti sullo stretto di Messina.

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