VITERBO – (b.b.) Troppo stretto il dialetto tra i killer di camorra e i presunti aiutanti della loro latitanza per essere compreso dai periti del tribunale di Viterbo, serve un interprete dal napoletano. Ma bisognerà aspettare e tornare in aula il prossimo 6 novembre.
Si è conclusa in un nulla di fatto l’udienza di ieri mattina a carico di Domenico e Pasquale Gianniello e Giulio de Martino che secondo la Procura avrebbero aiutato due giovanissimi killer di camorra a trovare nascondiglio nelle campagne viterbese durante la loro latitanza: l’interprete partenopeo chiamato al Palagiustizia ha elegantemente rinunciato all’incarico perché ''affetto da una malattia''.
Problemi di salute che lo renderebbero incompatibile con una collaborazione con la Procura: bisognerà quindi cercare un secondo interprete che possa aiutare a tradurre tutte quelle intercettazione tra i tre imputati e i due camorristi condannati all’ergastolo per l’omicidio del 18enne Vincenzo Amendola, freddato a Napoli a colpi di pistola.
I due 24enni Giovanni Tabasco e Gaetano Formicola avevano tentato di nascondersi a Ponte di Cetti all’interno di un casolare. Ad aiutarli durante la loro latitanza, conclusa in un blitz della polizia nel pomeriggio del 22 marzo 2016, tre uomini ora a processo per favoreggiamento aggravato ad un’associazione di stampo mafioso.
Il 6 novembre si tornerà in aula e si tenterà una nuova nomina.