ANNO 14 n° 111
Ingroia presenta denuncia per omicidio alla procura di Roma
Pazienti e Petroselli all'Antimafia
08/04/2015 - 18:01
VITERBO - Una denuncia per omicidio di mafia è stata presentata oggi dall'ex pm Antonio Ingroia alla procura della Repubblica di Roma in relazione alla morte di Attilio Manca, l'urologo siciliano in servizio nell'ospedale di Belcolle, trovato senza vita nella sua casa a Viterbo nel 2004. Lo ha reso noto lo stesso Ingroia, oggi legale della famiglia Manca, che in mattinata, prima di comparire davanti alla Commissine parlamentare Antimafia, insieme con la madre e i fratello di Attilio, ha incontrato il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone: ''Ora - ha detto l'ex pm - ci sono i presupposti perchè si apra un nuovo procedimento''. Non ha però spiegato quale competenza abbia la procura di Roma sul caso Manca.
''Pignatone - ha affermato Ingroia - si è impegnato con la madre di Attilio affinché vengano fatte indagini serie''. Il presupposto per l'apertura del fascicolo, ad avviso dell'ex pm, sarebbe la deposizione del collaboratore di giustizia Stefano Lo Verso ma, a suo dire, andrebbero interrogati anche altri due collaboratori di giustizia siciliani: Carmelo D'Amico e Nunziato Siracusa. ''Costoro - sostiene Ingroia - potrebbero riferire fatti e circostanze di rilievo''. 
Secondo l'avvocato dei Manca, andrebbe dato credito anche al pentito Giuseppe Setola, il killer del clan dei Casalesi, il quale molti anni dopo la morte di Manca, ha detto di aver saputo in carcere che Bernardo Provenzano si era fatto operare e un medico sarebbe stato ucciso perché lo avrebbe riconosciuto. Quel medico sarebbe Attilio Manca.
Ingroia, davanti all'Antimafia ha sottolineato che il corpo di Manca fu trovato con il naso ''visibilmente deviato e frantumato. Ma che il naso fosse frantumato non risulterebbe dall'autopsia. Risulta invece che era deviato, ma perché il cadavere era stato diverse ore a pancia in sotto. A proposito dei buchi che gli sono stati trovati sulle braccia, dovuti all'inniezione della dose mortale di eroina mista a farmaci, Ingroia ha evidenziato che l'urologo deceduto ''era un mancino puro: come si sarebbe praticato una iniezione scegliendo di farlo con la mano destra?''. 'La messa in scena e il depistaggio - ha affermato - fanno intendere che non siamo di fronte ad un omicidio solo di mafia'.
L'avvocato ha quindi parlato di presunta 'sciatteria dei magistrati di Viterbo che si sono occupati di caso' e ha riferito di essere stato indagato dalla procura di Viterbo per alcune dichiarazioni. In realtà è stato indagato perché ha accusato i magistrati viterbesi di aver depistato le indagini.
Ingroia ha poi chiesto di condurre sul caso 'il minimo delle indagini indispensabili' per esempio acquisendo una serie di tabulati telefonici per capire se Attilio Manca si recò o no a Marsiglia nel periodo in cui Provenzano venne operato. ''La madre dell'urologo morto - ha spiegato il legale - dice di aver ricevuto una telefonata da Marsiglia del figlio che gli diceva di essere lì per assistere ad una operazione''. Un particolare inedito, quest'ultimo, in quanto la signora Angela Manca, finora, non aveva mai dichiarato che il figlio le avesse telefonato dicendole di trovarsi a Marsiglia.
Infine ha fatto anche notare che, a parte i pochi giorni della degenza, Provenzano si sarebbe trattenuto a Marsiglia per oltre un mese e in alcuni giorni, vicini a quel periodo, l'urologo Manca non era in servizio a Viterbo. Quanto al movente del possibile omicidio, Ingroia ha parlato di Manca come ''vittima del muro di protezione eretto attorno a Bernardo Provenzano, tra l'altro garante della trattativa Stato Mafia'' sul fronte mafioso. Il cugino di Attilio, Ugo Manca, ''era al centro di relazioni pericolose e potrebbe aver indotto Attilio a curare un personaggio strano; magari Attilio Manca non sapeva fosse Provenzano. Manca potrebbe poi aver capito qualcosa sull'identità del paziente e il cugino Ugo potrebbe aver temuto che saltasse qualcosa''. Insomma, una vera e propria accusa di essere in qualche modo coinvolto nel presunto omicidio di Attilio, quella rivolta da Ingroia a Ugo Manca.
I parlamentari della Commissione Antimafia intervenuti per porre domande, Claudio Fava, Giulia Sarti, Franco Mirabelli e Andrea Vecchio, hanno sostenuto che le indagini avrebbero ''risentito di una straordinaria superficialità', come ha detto il vicepresidente della Commissione, Fava. La presidente della Commissione, Rosy Bindi, ha affermato che si prenderanno in esame i nuovi elementi ''per amore della verità e per una giusta attenzione chiesta dalla famiglia Manca''.
Oggi, alle 14, davanti alla stessa Commissione compariranno il procuratore capo di Viterbo Alberto Pazienti e l'aggiunto Renzo Petroselli, titolare dell'inchiesta sul caso Manca. I due magistrati, nel corso della prima audizione, avevano già ribadito che Attilio, secondo quanto emerso dalle indagini, è morto per un'overdose di cocaina mista a tranquillanti e che nessun elemento, benché minimo, sarebbe emerso per avvolorare la pista mafiosa. Anche l'attuale presidente del Senato Pietro Grasso, già capo della procura nazionale Antimafia, in più circostanze ha dichiarato che non è emerso mai il benché minimo indizio che potesse collegare la morte di Manca al superboss Provenzano.




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