ANNO 14 n° 116
Ingroia a rischio processo per calunnia verso il pm
Chiuse le indagini della Procura
11/03/2015 - 15:37

VITERBO – La procura di Viterbo ha concluso le indagini del procedimento per calunnia nei confronti dell’ex procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia che ora rischia il processo. A breve dovrebbe essergli notificato l’avviso di chiusura delle indagini preliminari.

L’ex magistrato, ora avvocato, rischia di finire sul banco degli imputati perché i pm hanno ritenuto calunniose alcune sue frasi pronunciate in aula contro gli inquirenti che indagavano sulla misteriosa morte dell’urologo Attilio Manca, avvenuta il 12 febbraio del 2004. Secondo la tesi di Ingroia, legale della famiglia, il medico fu assassinato perché aveva assistito all’operazione alla prostata del boss Bernardo Provenzano.

Ingroia ha accusato gli inquirenti viterbesi di aver svolto ''un’indagine piena di inerzie e coperture con l’obiettivo di depistare l’inchiesta''. E inoltre aveva aggiunto che ''Il dirigente della squadra mobile Salvatore Gava era stato condannato a 3 anni per aver firmato false informative sulla presenza di molotov alla Diaz''. Per alcune di queste dichiarazioni Ingroia è accusato di calunnia. E quando lo scorso novembre ha appreso di esser stato iscritto sul registro degli indagati, non si è risparmiato nuove stoccate: ''Per presentare una denuncia del genere bisogna essere analfabeti del diritto o in malafede. Il primo dicembre sarò interrogato dallo stesso Petroselli. Aggiungo che non è la prima volta che ricevo una denuncia del genere. Petroselli è in buona compagnia: prima di lui Contrada, Dell'Utri, Berlusconi e la famiglia di Bernardo Provenzano''.

La morte del giovane urologo siciliano risale al 12 febbraio del 2004 quando Manca fu trovato senza vita nella sua abitazione di Viterbo, nudo, con il naso fratturato, due buchi sul braccio sinistro e una siringa a terra. L’autopsia accertò la presenza nel sangue di eroina, barbiturici e alcol etilico, ma per gli inquirenti si trattava di un caso di suicidio da overdose. Il 35enne, però, era mancino. I familiari si opposero sin da subito all’archiviazione dell’indagine, sostenendo che nei mesi precedenti la sua morte, Manca si era recato a Marsiglia, nello stesso periodo in cui Provenzano si trovava in una clinica della città francese per operarsi di tumore alla prostrata. Secondo la ricostruzione della famiglia, sarebbe stato il giovane urologo ad assistere l’operazione del boss corleonese latitante e poi, essendo un testimone scomodo, sarebbe stato assassinato.

La procura di Viterbo, però, ha sempre escluso la sua presenza a Marsiglia tra l’estate e l’autunno del 2003, sulla base di un’informativa della Squadra Mobile e il procuratore Alberto Pazienti e il suo sostituto Petroselli hanno ribadito la morte per overdose di Attilio Manca anche di fronte alla Commissione parlamentare antimafia lo scorso gennaio, sostenendo che non ci siano elementi che facciano pensare a un delitto di mafia.





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