ANNO 14 n° 114
In tanti approdano
sull'Isola che non c'č
Cittadini, associazioni, politici
e al telefono Alfio Marchini
29/11/2015 - 15:42

di Roberto Pomi

VITERBO - All'Isola che non c'è non sono mancati i numeri. Considerevole quello del pubblico, importante quello degli interventi dal palco principale, circa una ventina, e da congestione quello degli intervistati nel corner esterno: un centinaio.

Un esperimento, una sorta di tappa zero di un percorso che vuole dare spunti e aprire uno spazio di confronto sui temi importanti per la crescita del territorio e la qualità della vita. Un'idea messa in campo da Fondazione. Quattro le aree tematiche messe in evidenza: le buone pratiche delle associazioni, i trasporti e i collegamenti con la capitale, la bellezza di nuove idee e la cultura. Apre Alfonso Antoniozzi che spiazza tutti. Ci si aspettava una cartolina sl futuro, sulla Viterbo possibile. Il lirico ha invece fatto altro. Voce bassa e concentrazione per pennellare nella mente dei presenti il volto di una Viterbo all'angolo, quasi un deserto dove diventa possibile immaginare un domani.

Batte forte Antoniozzi sul tasto della cultura, sui rischi di alcune scelte che dovranno essere fatte presto, tipo la riapertura del Teatro Unione. ''Meglio tenerlo chiuso piuttosto che spendere soldi su idee senza prospettiva'', il succo del suo messaggio. Un intervento che dura lo spazio di una decina di minuti e che trova il suo contraltare nelle parole pronunciate nel tavolo di chiusura della giornata da Massimiliano Capo di Medioera. Capo ha raccontato il FabLab dell'Incubatore di Valle Faul, una realtà dove in tanti si stanno incontrando per capire e pensare il futuro.

'Non condivido il quadro di Antoniozzi. Viterbo non è quello che dice lui, o almeno c'è altro'', così il direttore di Medioera. Effettivamente si guarda intorno e seduti vicino c'è Paolo Pelliccia, capace nel silenzio di costruire una vera biblioteca in città. C'è Gian Maria Cervo che rappresenta un'eccellenza nella drammaturgia contemporanea e nel teatro, Mauro Morucci e Andrea Alessi che hanno dimostrato che la città dei papi può produrre cose buone.

Tra questi due momenti sono saliti e scesi dal palco rappresentanti e narratori di mondi. Alcuni già noti: da Viterbo con Amore rappresentata dal presidente Domenico Arruzzolo a Erinna di Anna Maghi, che sale sul palco e augura il buongiorno a tutte, passando per Paolo Manganiello e il teatro sociale, Lucio Matteucci e Viterbo Civica, Nello Aniello e Gens Nova.

Altri hanno rappresentato una vera scoperta, capace anche di togliere il fiato e strappare un lungo applauso spontaneo. E' successo con Francesco Giannelli Savastano, in passato prestigiatore ma diventato un vero e proprio mago con l'associazione ''Cuore di mamma''. Si occupa di ospitare nell'ex stazione di Ronciglione le famiglie bisognose che stanno affrontando il cancro dei propri figli in cura al Bambin Gesù di Roma.

Protagonista la famiglia, con quella di Mimmo La Licata salita sul palco a raccontare cosa significa avere otto figli. E' intervenuto il presidente della Provincia Mauro Mazzola, accettando l'uno contro tutti e rispondendo ad alcune domande dal pubblico. La trasversale e la riforma Delrio i campi battuti, poi la lettera a Babbo Natale: ''Regalaci più occupazione per la Tuscia''.

Dal palco il consigliere regionale Enrico Panunzi ha raccontato gli interventi messi in campo sui trasporti, travando un contraltare nel sindacalista Antonio Pronestì. Poi la sorpresa: il collegamento telefonico con l'aspirante sindaco di Roma Alfio Marchini; esempio della fluidità della politica attuale. Ha preso parola anche il consigliere regionale Daniele Sabatini. Presenti diversi rappresetanti delle minoranze a Palazzo dei Priori e sindaci del Viterbese. Si è visto anche Arduino Troili della maggioranza Michelini. In chiusura la telefonata ad Andrea Scaramucci, un viterbese a Cambridge. Ma ''la ciccia'' vera è stata raccolta oltre il palco, nello spazio interviste. In tantissimi hanno illustrato idee, già in campo e da costruire.






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