ANNO 14 n° 111
Immigrati: parlano due tunisini arrivati ieri
Il loro arrivo, la loro storia, i loro progetti, il futuro e le difficoltà
29/04/2011 - 08:31

Sono sbarcati a Lampedusa il 18 marzo, li hanno portati a Castelnuovo di Porto per essere identificati e da ieri pomeriggio sono a Montefiascone al centro “Accoglienza Raggio di Sole”, una struttura religiosa.

Omar e Samir, 26 e 27 anni, sono due dei 25 ragazzi tunisini che per primi sono approdati nella Tuscia. Li incontriamo all’ora di cena davanti al centro che li ospita. Del viaggio sul barcone non ne vogliono parlare, dell’approdo a Lampedusa neanche: “Non è difficile immaginarsi – dice Omar un po’ in inglese e un po’ in francese- come ci si senta a lasciare casa, attraversare il mare insieme ad altre duecento persone e arrivare in un posto dove già sai di essere osteggiato”.

“L’unica cosa che mi piace ricordare di quel viaggio – interviene Samir – è il sospiro di sollievo che abbiamo tirato all’arrivo a Lampedusa dopo la grande tensione che tutti avevamo accumulato per due donne incinta. Sono sbarcate in buona salute e ci è venuto spontaneo fargli un applauso. Ora stanno bene, alloggiano a Roma in una casa di religiosi”.

“Adesso siamo qui – riprende Omar – e siamo grati a tutti per l’accoglienza. Ci hanno avvisato ieri che saremmo venuti a Montefiascone, siamo in venticinque, tutti ragazzi e non abbiamo nessuna intenzione di creare disturbo. Certo, sappiamo benissimo che per molti di voi la nostra scelta è incomprensibile. In Europa avete visto in televisione la rivoluzione tunisina e pensate che ora le cose siano cambiate. Ma purtroppo non è così. Quel movimento di popolo è stato solo un primo passo. La realtà è che decenni di dittatura e di potere mafioso non possono modificarsi da un giorno all’altro. Siete liberi di non crederci, ma spesso sono proprio le nostre famiglie a spingerci a lasciare il paese per costruirci un futuro”.

“E non pensate – aggiunge Samir – che sia facile lasciare gli affetti e i luoghi d’origine. Dal 18 marzo soltanto due volte abbiamo avuto la possibilità di inviare una mail ai nostri cari. Si soffre ma si stringono i denti e si va avanti. Noi vogliamo soltanto lavorare. Lavorare onestamente, cosa che non è possibile fare in Tunisia perché non c’è lavoro e quel poco che c’è non lo danno al popolo”.

“Per quanto mi riguarda – continua Samir – sono disposto a fare tutto, purché sia un lavoro onesto. Mi piacerebbe tanto restare in Italia, magari anche a Montefiascone”.

“Io invece – dice Omar – ho un fratello e mio cognato che lavorano in Svizzera. Vorrei raggiungerli ma purtroppo la Svizzera ci ha chiuso le porte. Per me l’Italia non è la prima aspirazione perché penso che sia un paese razzista. Preferirei andare in Francia o in Germania ma alla fine se trovassi un lavoro qui potrei anche restare. La mia casa sarà quella dove ci sarà il mio lavoro”.

Ma adesso è ora di rincasare, la cena si sarà freddata: “Non importa – dice Samir – a me interessa farmi conoscere. Chi mi conosce non ha paura di me. Grazie e Inshallah”.






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