ANNO 14 n° 110
''Illegittimo il riordino province, ricorreremo
alla Corte Costituzionale''
28/07/2012 - 04:00

VITERBO - I presidenti delle province di Frosinone, Antonello Iannarilli, di Latina, Armando Cusani, di Rieti, Fabio Melilli e di Viterbo, Marcello Meroi, ritengono che il provvedimento del governo sul riordino delle province contenga vari profili di illegittimità. Ed hanno deciso di sottoporli all'attenzione della Regione Lazio affinché possano essere ricompresi nel ricorso già presentato dalla stessa Regione alla Corte Costituzione in occasione del varo del cosiddetto decreto Salva Italia. La richiesta di ricorrere alla Consulta verrà formalizzata dal Consiglio delle autonomie locali del Lazio, presieduto da Melilli.

La decisione è scaturita dall'incontro tra i quattro presidenti tenuto ieri nel capoluogo sabino, proprio nel giorno in cui il governo ha annunciato che non ci sarà alcuna proroga al piano di riordino delle province.

Tra l'altro, Iannarilli, Cusani Melilli e Meroi hanno concordato di promuovere una grande assemblea dei sindaci e degli amministratori delle regione per valutare gli effetti della spending review.

''La presa di posizione degli amministratori locali - spiegano con una nota congiunta i quattro presidenti di provincia - nasce dalla necessità di evitare l’ulteriore marginalizzazione e abbandono dei territori del Lazio al di fuori dall’area metropolitana di Roma a causa dell’attuazione del decreto del governo che rischia, tra l’altro, di causare una ridefinizione dei confini della regione stessa, sulla base di parametri decisi non si sa da chi e su quali basi''.

Ad avviso dei quattro presidenti il pericolo principale riguarda la sopravvivenza delle province nel brevissimo periodo a causa della drastica riduzione di risorse che impedisce di chiudere i bilanci correnti con tagli indiscriminati sulle entrate proprie delle amministrazioni.

I presidenti hanno ricordato ''la peculiarità della regione Lazio che in passato non ha contribuito all’indiscriminato proliferare delle province, mantenendo inalterato da oltre 80 anni il proprio assetto istituzionale, e che soprattutto deve fare i conti con la presenza al proprio interno della Capitale del Paese; una presenza che di fatto ha creato e accentuato nel tempo un forte squilibrio tra Roma e gli altri territori, sia in termini di risorse che di funzioni. Uno squilibrio che i provvedimenti del governo accentuano in modo drastico, svuotando e di fatto estinguendo, prima ancora che nascano, le nuove realtà provinciali con gravi danni e disservizi per i cittadini''.

Iannarilli, Cusani, Melilli e Meroi hanno infine ricordato la volontà espressa da molti Comuni dell’attuale Provincia di Roma di non voler far parte dell’Area Metropolitana della Capitale. ''Ciò - hanno concluso - rende necessaria una riflessione sul tema del restringimento del’area metropolitana stessa e sui reali poteri e funzioni da assegnare alla Capitale d’Italia.






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