ANNO 14 n° 88
Il tesseramento finisce a carte bollate
Esposto di alcuni iscritti ai vertici del Pd: ''Trecento adesioni senza riscontri''
Il segretario dell'Unione comunale: ''Da tempo avevamo segnalato irregolaritą''
06/02/2016 - 02:00

VITERBO – ''Trecento nuove tessere in più rispetto a quelle certificate dai verbali''. Questa è l'accusa, alla base dell'esposto inviato ieri dagli avvocati D'Agostino e Venuti alle commissioni di garanzia regionale e nazionale del Partito democratico. C'è un caso Viterbo, dunque, che si aggiunge alle beghe simili già registrate dal Pd in Sicilia. Il tutto, ovviamente, da dimostrare nelle sedi deputate, e magari anche a livello di giustizia ordinaria, dove non si esclude di approdare qualora gli organi dem non dovessero intervenire con prontezza.

I fatti si riferiscono all'ultima campagna di tesseramento, chiusa esattamente una settimana fa e che ha visto fuori dal circolo di Viterbo città, lunghissime file di nuovi adepti ''smaniosi'' di iscriversi al partito. Secondo alcuni iscritti al partito autori dell'esposto, quelle trecento tessere circa in più inserite sulla piattaforma web che da anni registra i tesseramenti non avrebbero riscontro nei verbali redatti dall'ufficio adesione ogni giorno, alla chiusura del circolo. Soprattutto perché le richieste di tesseramento sarebbero avvenute (ancora il doveroso condizionale) alla presenza del segretario del circolo unico Carlo Mancini e dell'ufficio adesioni interno al circolo stesso.

I due avvocati sottolineano come, oltre al ricorso agli organi interni del partito, i fatti potrebbero configurare anche un ricorso penale ''per falsità materiale, falsità di scrittura privata, sostituzione di personale e truffa''. Accuse pesanti, insomma. E il sospetto – sempre tutto da dimostrare – che queste pratiche presunte illecite possano produrre un vantaggio diretto o indiretto a qualcuno: del resto, la battaglia tra le varie correnti del Pd viterbese è acerrima, e se ne vedono le conseguenze anche in consiglio comunale e sulla tenuta dell'amministrazione comunale, dove i dem sarebbero il partito più importante, ma spaccatissimo, se è vero che sette consiglieri hanno sfiduciato (nella sostanza ma non nella forma) il governo Michelini.

''Dispiace davvero constatare che il Pd viterbese, dopo aver conquistato il Comune capoluogo e anche la Provincia, debba finire alla ribalta nazionale per questioni così poco edificanti – commenta amareggiato il segretario dell'Unione comunale, Stefano Calcagnini – Purtroppo avevamo già segnalato più volte alcune irregolarità nelle procedure di tesseramento, e questa escalation perciò non mi stupisce. Bisogna ritrovare le condizioni minima di convivenza civile all'interno del partito, un confronto corretto e virtuoso che non consenta più di associare, anche soltanto mediaticamente, le vicende viterbesi a quelle di altre realtà come la Sicilia''. In effetti anche alcuni mass media nazionali (tipo il quotidiano on line Il Velino) hanno ripreso la notizia accostandola alle polemiche scoppiate sull'isola.

Ma il caso Viterbo, se di caso si tratta, va comunque confermato o meglio smentito, nelle sedi designate a farlo prima di esprimere giudizi affrettati.

VITERBO – ''Trecento nuove tessere in più rispetto a quelle certificate dai verbali''. Questa è l'accusa, alla base della diffida inviata ieri dagli avvocati D'Agostino e Venuti alle commissioni di garanzia regionale e nazionale del Partito democratico. C'è un caso Viterbo, dunque, che si aggiunge alle beghe simili già registrate dal Pd in Sicilia. Il tutto, ovviamente, da dimostrare nelle sedi deputate, e magari anche a livello di giustizia ordinaria, dove non si esclude di approdare qualora gli organi dem non dovessero intervenire con prontezza.

I fatti si riferiscono all'ultima campagna di tesseramento, chiusa esattamente una settimana fa e che ha visto fuori dal circolo di Viterbo città, lunghissime file di nuovi adepti ''smaniosi'' di iscriversi al partito. Secondo alcuni iscritti al partito autori dell'esposto, quelle trecento tessere circa in più inserite sulla piattaforma web che da anni registra i tesseramenti non avrebbero riscontro nei verbali redatti dall'ufficio adesione ogni giorno, alla chiusura del circolo. Soprattutto perché le richieste di tesseramento sarebbero avvenute (ancora il doveroso condizionale) alla presenza del segretario del circolo unico Carlo Mancini e dell'ufficio adesioni interno al circolo stesso.

I due avvocati sottolineano come, oltre al ricorso agli organi interni del partito, i fatti potrebbero configurare anche un ricorso penale ''per falsità materiale, falsità di scrittura privata, sostituzione di personale e truffa''. Accuse pesanti, insomma. E il sospetto – sempre tutto da dimostrare – che queste pratiche presunte illecite possano produrre un vantaggio diretto o indiretto a qualcuno: del resto, la battaglia tra le varie correnti del Pd viterbese è acerrima, e se ne vedono le conseguenze anche in consiglio comunale e sulla tenuta dell'amministrazione comunale, dove i dem sarebbero il partito più importante, ma spaccatissimo, se è vero che sette consiglieri hanno sfiduciato (nella sostanza ma non nella forma) il governo Michelini.

''Dispiace davvero constatare che il Pd viterbese, dopo aver conquistato il Comune capoluogo e anche la Provincia, debba finire alla ribalta nazionale per questioni così poco edificanti – commenta amareggiato il segretario dell'Unione comunale, Stefano Calcagnini – Purtroppo avevamo già segnalato più volte alcune irregolarità nelle procedure di tesseramento, e questa escalation perciò non mi stupisce. Bisogna ritrovare le condizioni minima di convivenza civile all'interno del partito, un confronto corretto e virtuoso che non consenta più di associare, anche soltanto mediaticamente, le vicende viterbesi a quelle di altre realtà come la Sicilia''. In effetti anche alcuni mass media nazionali hanno ripreso la notizia. 





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