ANNO 14 n° 110
Il ritorno di un accessorio
dal fascino retrò
Glamour nella stagione del grande caldo
tra princìpi di fisica e civetteria
06/09/2012 - 11:15

di Giovanna Bianconi

VITERBO - Da qualche tempo nelle sfilate di alta moda è tornato un accessorio che mette finalmente insieme moda e necessità, praticità e bellezza.

E puntualmente, dopo un paio di anni, quel che era appannaggio esclusivo di modelle e vip diventa disponibile sul mercato, nuova merce da comprare e mostrare.

In questo caso però, un po’ per la crisi e un po’ – diciamolo – per via della scarsa qualità che imperversa anche nei prodotti griffati ma rigorosamente made in China, molte donne hanno evitato i negozi trendy del centro. E, udite udite, sono andate a rispolverare il guardaroba della madre, in qualche caso addirittura della nonna.

Eh sì, perché l’accessorio in questione ha origini antichissime e il suo fascino in parte lo deve proprio a questo.

Di cosa parliamo? Ma del ventaglio, naturalmente!

A questo punto, come diceva quel tale, la domanda sorge spontanea: “Ma cosa c’entra la fisica col ventaglio?”. Ci dispiace deludevi, ma la fisica c’entra eccome. Del resto è alla base della maggior parte dei fenomeni che osserviamo quotidianamente.

Basta chiedersi a cosa serve il ventaglio e quando lo si usa, e la risposta viene da sé. Serve a sventolarsi, ovvero a smuovere l’aria vicino al viso quando si ha caldo. E cosa succede quando si ha caldo? Si suda.

In queste condizioni la pelle del viso traspira, ovvero emette spontaneamente delle minuscole goccioline di sudore per evitare l’eccessivo innalzamento della temperatura. Così come avviene per tutto il corpo, infatti, il sudore evapora e ciò, grazie alle proprietà fisiche dell’acqua, sottrae calore.

Se per qualche motivo il meccanismo della sudorazione si fermasse, non ci sarebbe la termoregolazione e il nostro corpo andrebbe incontro a gravi danni da surriscaldamento, gli stessi che si rischiano quando si ha la febbre alta.

Ma torniamo al ventaglio. Sventolarlo vicino al viso produce una piacevole sensazione di fresco perché muovendo l’aria si fa evaporare più velocemente quella pellicola acquosa che lo avvolge quando si suda e quindi, in pratica, si velocizza la termoregolazione.

La perdita di calore – e quindi il raffrescamento – è ulteriormente accentuata dal fenomeno fisico della convezione termica. In questo caso l’aria smossa dal ventaglio è più fredda del viso, e quando lo tocca si riscalda. Scaldandosi diventa meno densa e quindi, per la legge di Archimede, tende a salire verso l’alto, attraendo al suo posto aria fredda, che tende a scendere verso il basso.

Questi spostamenti d’aria, detti “moti convettivi” sono gli stessi che fanno funzionare i nostri termosifoni d’inverno. Nel caso del ventaglio, però, le differenze di temperatura ovviamente sono minime, e se la temperatura dell’aria non è inferiore a quella del corpo si ha solo il contributo dell’evaporazione.

Ma la “fisica del ventaglio” non può certo sminuirne né la storia, né il fascino. Basti pensare che era utilizzato quotidianamente già dal 3200 avanti Cristo, in Egitto. Da lì probabilmente si è diffuso ad altri popoli, grazie agli scambi commerciali e culturali tra Oriente ed Occidente.

Nella nostra cultura l’utilizzo del ventaglio era comune già al tempo degli antichi greci e romani. Da lì, passando per gli etruschi e via via giungendo fino a noi attraverso i secoli, l’elegante accessorio si è evoluto. Ha cambiato forma, da fisso a richiudibile, e significato, assumendo talvolta ruolo importante nelle cerimonie religiose.

E se in epoca etrusca era considerato status symbol di uomini e donne dell’alta società, nel XVII e XVIII secolo era vezzoso oggetto nelle mani di donne aristocratiche, che lo utilizzavano come prezioso strumento per messaggi in codice, soprattutto con l’altro sesso.

Oggi in Europa non è più uno strumento di comunicazione o un oggetto artistico da appendere per decorare gli ambienti. Quell’oggetto aristocratico è nelle mani di donzelle appartenenti a tutti gli strati sociali, ammesso che questo concetto sia ancora attuale.

Rimane però il suo fascino, probabilmente eterno, che nell’immaginario maschile rimanda a figure femminili orientaleggianti e ricche di sensualità.




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