ANNO 14 n° 110
Il Quinto Potere
Recensione di Laura Tanziani
12/12/2013 - 10:37

Il Quinto Potere è un thriller drammatico basato su fatti realmente accaduti e non è facile l’intento che si pongono il regista Bill Condon e lo sceneggiatore Josh Singer: raccontare la nascita e la storia di WikiLeaks tra il 2008 e il 2010 soprattutto a chi non è espertissimo di tecnologia. La scelta registica di usare un linguaggio visivo super cibernetico rende allo spettatore ancora più difficile e faticoso seguire gli eventi.

Basato sui libri” Inside WikiLeaks” di Daniel Domscheit-Berg e “ WikiLeaks” di David Leigh e Luke Harding dà una visione dei fatti parziale, perché visitati secondo una lettura di parte e quindi attendibile forse solo per metà.

Il film ci porta negli anni della fondazione del portale che ha rivoluzionato il sistema di comunicazione mondiale e nel tempo in cui Assange (un inquietante e bravo Benedict Cumberbatch) incontra e recluta per la sua causa Daniel Domscheit-Berg ( molto ben interpretato da Daniel Bruhl , attore conosciuto dal grosso pubblico per il ruolo dell’eroe di guerra in Bastardi senza Gloria di Tarantino).

I due protagonisti danno così vita a un sistema d’informazione senza censure che riesce a portare a galla segreti e malefatte di banche, dittature, associazioni internazionali, sino a scardinare l’impenetrabilità del Governo degli Stati Uniti d’America attraverso la pubblicazione on line di war logs relativi a Iraq e Afganistan.

La regia e la sceneggiatura mettono al centro del film la pubblicazione della notizia priva di censura facendo diventare la Rete una nuova Democrazia. Ma la superficialità con cui l’argomento difficile e sempre attuale dell’informazione è trattato, il racconto per frammenti, le numerose e troppo ripetute affermazioni dictat sulla relatività della verità, rendono il film patinato e ruffiano, come una bella cartolina di design, senza mai entrare in profondità. Potrbbero volerci decenni per comprendere a fondo e veramente l’impatto che ha avuto WikiLeaks e quanto abbia realmente rivoluzionato la diffusione delle informazioni, difficile quindi risolverla con messaggi d’impatto visivo senza sfondamenti profondi.

La lunghezza eccessiva del film favorisce forse momenti di deconcentrazione da parte dello spettatore, vanificando in parte, la meraviglia o l’incubo della realtà virtuale che tende a far digerire qualsiasi cosa messa in Rete.

La Rete quindi come reale Quinto Potere del XXI secolo, da cui forse bisogna prendere una certa distanza emotiva anche in virtù della più volte citata frase di Oscar Wilde: “ Datemi una maschera e vi dirò la verità”.

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