ANNO 14 n° 115
Il procuratore Pazienti e il pm Petroselli saranno ascoltati in commissione antimafia
31/10/2014 - 00:00

VITERBO - La Commissione parlamentare antimafia ha deciso di ascoltare il procuratore capo di Viterbo Alberto Pazienti e il pubblico ministero Renzo Petroselli in relazione al caso di Attilio Manca, l’urologo in servizio all’ospedale di Belcolle, trovato morto nella sua abitazione nel gennaio 20144.

Lo hanno stabilito ieri mattina il presidente della commissione Rosy Bindi e il vicepresidente Claudio Fava al ritorno della missione che l’Antimafia ha compiuto a Messina e a Barcellona Pozzo di Gotto per approfondire alcune morti eccellenti, in particolare quelle del giornalista Beppe Alfano, del professore universitario Adolfo Parmaliana e, appunto, di Manca.

La Commissione antimafia ha deciso di occuparsi del caso Manca dopo l’audizione dei suoi familiari che da dieci anni respingono con fermezza la tesi che il giovane medico sia morto per overdose di eroina e sostengono che si è trattato di un omicidio di mafia. In pratica, ad avviso dei Manca, il loro congiunto sarebbe stato eliminato dopo essere stato costretto ad assistere il boss dei boss Bernardo Provenzano durante il suo viaggio a Marsiglia per essere operato di cancro alla prostata.

Le ragioni le quali i familiari escludono la morte per overdose sono sempre gli stessi: i buchi dell’ago con cui sì sarebbe iniettata l’eroina erano sul braccio sinistro mentre Attilio era un mancino. E ancora: i due buchi dell'ago praticati per iniettare la droga non si sarebbero dovuti trovare nel braccio sinistro, dato che il medico era un mancino puro; le due siringhe sono state trovate con i tappi salva ago ancora inseriti; sulle stesse siringhe non sono state rinvenute le impronte digitali il laccio emostatico, il cucchiaio sciogli-eroina, l’involucro di stagnola.

A loro avviso, a suffragare la tesi dell’omicidio contribuirebbero invece le foto scattate dalla polizia dopo il rinvenimento del cadavere: il volto sanguinante, il setto nasale deviato, le labbra tumefatte, i testicoli gonfi, degli evidentissimi lividi sullo scroto, che più che a un decesso per overdose porterebbero a pensare a una violenta colluttazione. E però di questi particolari non si troverebbe traccia né nel verbale di sopralluogo, né nel referto dell'autopsia.

Finora, tutti i pubblici ministeri e i tribunali che si sono occupati della latitanza di Provenzano hanno escluso categoricamente l’esistenza della benché minima prova di collegamento tra la morte del medico e il viaggio a Marsiglia del boss dei boss.

Nonostante ciò, la presidente dell’Antimafia Bindi, l’altro ieri, ha dichiarato di non credere al suicidio di Manca (un termine, il suicidio, che non compare negli atti ufficiali della procura viterbese) e il suo vice Fava ha affermato di non escludere che possa essere collegata sia all’operazione di cancro alla prostata di Provenzano a Marsiglia, sia alla latitanza dello stesso boss a Barcellona Pozzo di Gotto.

Sotto processo per la morte di Attilio c’è solo una donna, Monica Mileti, romana, accusata di aver ceduto la dose di droga letale. Nei giorni scorsi il giudice monocratico ha rigettato la richiesta di costituzione di parte civile dei familiari dell’urologo.

 





Facebook Twitter Rss