ANNO 14 n° 88
Spunto di vista, Il bullismo e il diverso, intervenire nell'infanzia
>>>> di Elisabetta Zamparini <<<<
31/10/2014 - 00:00

di Elisabetta Zamparini

VITERBO -E’ di poche settimane fa la notizia dell’ennesimo atto di bullismo nei confronti di un quattordicenne e le relative polemiche rispetto alle dichiarazioni dei genitori del ragazzo di ventiquattro anni che l’ha commesso.

Il bullismo non è un problema di singoli individui ma il risultato di un’interazione sociale che può iniziare fin dalle scuole elementari e che è importante non venga mai sottovalutato.

Episodi ripetuti nel tempo favoriscono la definizione di ruoli sociali: le vittime e i bulli.

Le forze richieste sono in primis dei genitori e degli insegnanti, che possono aiutare a prevenire comportamenti antisociali o difficoltà psicologiche nei futuri adulti.

Come riconoscere un bullo?

Il bullo attua comportamenti aggressivi e intimidatori che non percepisce come un problema e non crede di aver bisogno di aiuto, perché ha una scarsa conoscenza di sé e delle proprie emozioni. Inoltre i suoi comportamenti gli permettono di ottenere dei vantaggi immediati.

Generalmente il prevaricatore ha difficoltà nel mettersi nei panni dell’altro e a sintonizzarsi con le emozioni e i bisogni altrui; per questo le azioni di bullismo si perpetuano nel tempo a discapito delle vittime, spesso scelte solo perché diverse: la diversità dei grassi o magri, dei bassi o alti, del colore della pelle, dei capelli o dell’orientamento sessuale, di chi ha gli occhiali, di chi proviene da un’altra cultura o indossa vestiti “sbagliati”.

Molte volte le vittime hanno delle caratteristiche tipiche: sono sensibili, insicure di sé, non aggressive, si sentono poco attraenti, fallite e non hanno un’opinione di sé positiva. Reagiscono alla violenza chiudendosi in se stesse, piangono e non hanno la forza di dire tutto ai genitori o agli insegnanti.

L’incapacità di raccontare la propria sofferenza porta le vittime di atti di bullismo a vivere isolati e la debolezza li fa essere un facile bersaglio per il bullo che così si sentirà superiore.

Il bullismo è un processo che coinvolge anche altri coetanei nel ruolo di sostenitori, e quindi rinforzano i comportamenti del bullo, oppure nel ruolo di spettatori, quelli che sanno ma non riferiscono nulla a chi potrebbe intervenire per aiutare la vittima, entrambi comportamenti che danno motivazione al bullo non portandolo al cambiamento. 

Quest’insieme di caratteristiche nel tempo possono affermarsi nella personalità dell’individuo e, visto che influenzano le interazioni sociali, sono presenti anche nel mondo di Internet.

Il cyberbullismo è la versione on line di quello che succede nella vita reale, ma con dei vantaggi in più per il bullo.

In rete il molestatore può rimanere anonimo ed è più difficile che venga reperito. Inoltre, c’è la possibilità di far finta di essere un’altra persona, questo indebolisce le norme etico-sociali personali. Infine, mentre nella vita reale il bullo doveva aspettare di agire in un determinato luogo e momento, on line può farlo quando vuole.

I cyberbulli possono insultare attraverso forum o social network, spedire ossessivamente e ripetutamente messaggi mirati a ferire la vittima o a rovinare la sua reputazione. Un’altra forma di cyberbullismo è quella di rendere pubbliche foto intime e private o minacciare di farlo per incutere paura.

Un modo per contrastare lo sviluppo di questi fenomeni è la prevenzione nelle scuole e nelle case di ogni famiglia, con un’educazione al rispetto delle opinioni ed emozioni dell’altro, alla gestione delle proprie e al superare i conflitti collaborando.

Una maggiore consapevolezza dell’argomento potrà essere lo strumento per cogliere eventuali segnali di disagio e per aiutare chi ha difficoltà a segnalare la propria sofferenza senza timori.

Se desiderate approfondire questo o altri argomenti ecco la mail a cui scrivere per suggerire i nuovi articoli della rubrica: [email protected]

E’ di poche settimane fa la notizia dell’ennesimo atto di bullismo nei confronti di un quattordicenne e le relative polemiche rispetto alle dichiarazioni dei genitori del ragazzo di ventiquattro anni che l’ha commesso.
 
Il bullismo non è un problema di singoli individui ma il risultato di un’interazione sociale che può iniziare fin dalle scuole elementari e che è importante non venga mai sottovalutato.
Episodi ripetuti nel tempo favoriscono la definizione di ruoli sociali: le vittime e i bulli.
Le forze richieste sono in primis dei genitori e degli insegnanti, che possono aiutare a prevenire comportamenti antisociali o difficoltà psicologiche nei futuri adulti.
 
Come riconoscere un bullo?
 
Il bullo attua comportamenti aggressivi e intimidatori che non percepisce come un problema e non crede di aver bisogno di aiuto, perché ha una scarsa conoscenza di sé e delle proprie emozioni. Inoltre i suoi comportamenti gli permettono di ottenere dei vantaggi immediati.
Generalmente il prevaricatore ha difficoltà nel mettersi nei panni dell’altro e a sintonizzarsi con le emozioni e i bisogni altrui; per questo le azioni di bullismo si perpetuano nel tempo a discapito delle vittime, spesso scelte solo perché diverse: la diversità dei grassi o magri, dei bassi o alti, del colore della pelle, dei capelli o dell’orientamento sessuale, di chi ha gli occhiali, di chi proviene da un’altra cultura o indossa vestiti “sbagliati”.
Molte volte le vittime hanno delle caratteristiche tipiche: sono sensibili, insicure di sé, non aggressive, si sentono poco attraenti, fallite e non hanno un’opinione di sé positiva. Reagiscono alla violenza chiudendosi in se stesse, piangono e non hanno la forza di dire tutto ai genitori o agli insegnanti.
L’incapacità di raccontare la propria sofferenza porta le vittime di atti di bullismo a vivere isolati e la debolezza li fa essere un facile bersaglio per il bullo che così si sentirà superiore.
 
Il bullismo è un processo che coinvolge anche altri coetanei nel ruolo di sostenitori, e quindi rinforzano i comportamenti del bullo, oppure nel ruolo di spettatori, quelli che sanno ma non riferiscono nulla a chi potrebbe intervenire per aiutare la vittima, entrambi comportamenti che danno motivazione al bullo non portandolo al cambiamento.
 
Quest’insieme di caratteristiche nel tempo possono affermarsi nella personalità dell’individuo e, visto che influenzano le interazioni sociali, sono presenti anche nel mondo di Internet.
Il cyberbullismo è la versione on line di quello che succede nella vita reale, ma con dei vantaggi in più per il bullo.
In rete il molestatore può rimanere anonimo ed è più difficile che venga reperito. Inoltre, c’è la possibilità di far finta di essere un’altra persona, questo indebolisce le norme etico-sociali personali. Infine, mentre nella vita reale il bullo doveva aspettare di agire in un determinato luogo e momento, on line può farlo quando vuole.
I cyberbulli possono insultare attraverso forum o social network, spedire ossessivamente e ripetutamente messaggi mirati a ferire la vittima o a rovinare la sua reputazione. Un’altra forma di cyberbullismo è quella di rendere pubbliche foto intime e private o minacciare di farlo per incutere paura.
 
Un modo per contrastare lo sviluppo di questi fenomeni è la prevenzione nelle scuole e nelle case di ogni famiglia, con un’educazione al rispetto delle opinioni ed emozioni dell’altro, alla gestione delle proprie e al superare i conflitti collaborando.
Una maggiore consapevolezza dell’argomento potrà essere lo strumento per cogliere eventuali segnali di disagio e per aiutare chi ha difficoltà a segnalare la propria sofferenza senza timori.
 
Se desiderate approfondire questo o altri argomenti ecco la mail a cui scrivere per suggerire i nuovi articoli della rubrica: [email protected] ’ di poche settimane fa la notizia dell’ennesimo atto di bullismo nei confronti di un quattordicenne e le relative polemiche rispetto alle dichiarazioni dei genitori del ragazzo di ventiquattro anni che l’ha commesso. Il bullismo non è un problema di singoli individui ma il risultato di un’interazione sociale che può iniziare fin dalle scuole elementari e che è importante non venga mai sottovalutato.Episodi ripetuti nel tempo favoriscono la definizione di ruoli sociali: le vittime e i bulli.Le forze richieste sono in primis dei genitori e degli insegnanti, che possono aiutare a prevenire comportamenti antisociali o difficoltà psicologiche nei futuri adulti. Come riconoscere un bullo? Il bullo attua comportamenti aggressivi e intimidatori che non percepisce come un problema e non crede di aver bisogno di aiuto, perché ha una scarsa conoscenza di sé e delle proprie emozioni. Inoltre i suoi comportamenti gli permettono di ottenere dei vantaggi immediati.Generalmente il prevaricatore ha difficoltà nel mettersi nei panni dell’altro e a sintonizzarsi con le emozioni e i bisogni altrui; per questo le azioni di bullismo si perpetuano nel tempo a discapito delle vittime, spesso scelte solo perché diverse: la diversità dei grassi o magri, dei bassi o alti, del colore della pelle, dei capelli o dell’orientamento sessuale, di chi ha gli occhiali, di chi proviene da un’altra cultura o indossa vestiti “sbagliati”.Molte volte le vittime hanno delle caratteristiche tipiche: sono sensibili, insicure di sé, non aggressive, si sentono poco attraenti, fallite e non hanno un’opinione di sé positiva. Reagiscono alla violenza chiudendosi in se stesse, piangono e non hanno la forza di dire tutto ai genitori o agli insegnanti.L’incapacità di raccontare la propria sofferenza porta le vittime di atti di bullismo a vivere isolati e la debolezza li fa essere un facile bersaglio per il bullo che così si sentirà superiore. Il bullismo è un processo che coinvolge anche altri coetanei nel ruolo di sostenitori, e quindi rinforzano i comportamenti del bullo, oppure nel ruolo di spettatori, quelli che sanno ma non riferiscono nulla a chi potrebbe intervenire per aiutare la vittima, entrambi comportamenti che danno motivazione al bullo non portandolo al cambiamento. Quest’insieme di caratteristiche nel tempo possono affermarsi nella personalità dell’individuo e, visto che influenzano le interazioni sociali, sono presenti anche nel mondo di Internet.Il cyberbullismo è la versione on line di quello che succede nella vita reale, ma con dei vantaggi in più per il bullo.In rete il molestatore può rimanere anonimo ed è più difficile che venga reperito. Inoltre, c’è la possibilità di far finta di essere un’altra persona, questo indebolisce le norme etico-sociali personali. Infine, mentre nella vita reale il bullo doveva aspettare di agire in un determinato luogo e momento, on line può farlo quando vuole.I cyberbulli possono insultare attraverso forum o social network, spedire ossessivamente e ripetutamente messaggi mirati a ferire la vittima o a rovinare la sua reputazione. Un’altra forma di cyberbullismo è quella di rendere pubbliche foto intime e private o minacciare di farlo per incutere paura. Un modo per contrastare lo sviluppo di questi fenomeni è la prevenzione nelle scuole e nelle case di ogni famiglia, con un’educazione al rispetto delle opinioni ed emozioni dell’altro, alla gestione delle proprie e al superare i conflitti collaborando.Una maggiore consapevolezza dell’argomento potrà essere lo strumento per cogliere eventuali segnali di disagio e per aiutare chi ha difficoltà a segnalare la propria sofferenza senza timori. Se desiderate approfondire questo o altri argomenti ecco la mail a cui scrivere per suggerire i nuovi articoli della rubrica: [email protected]




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