ANNO 14 n° 116
Il Belgio batte gli Stati Uniti 2 a 1
Belgio ai quarti
02/07/2014 - 10:59

Le prime otto dei gironi, quindi le più forti, si giocano il Mondiale. Mancava solo il Belgio, che risponde presente dopo 120' di lotta e sofferenza, in cui complessivamente merita qualcosa in più degli Stati Uniti. Per gli uomini di Wilmots è la vittoria più bella e più sudata, incerta fino al fischio dell'arbitro, che sancisce una volta per tutte la sfidante dell'Argentina.

Dopo occasioni mancate, capovolgimenti di fronte, rischi frenetici, Lukaku e compagni azzannano un posto nei quarti, dimostrando una crescita imponente – oltre che sotto il profilo del gioco – anche e soprattutto a livello mentale. Una squadra giovane e sfrontata, capace di reggere il peso delle responsabilità e della pressione quando tutto sembrava fatto. E invece non lo era, perché un ultimo rigurgito di energia regalava agli Stati Uniti l'onore delle armi e quasi il pareggio. Ma è tutta la partita, elettrizzante e incerta, a vivere di un duello impetuoso e senza fine.

Il Belgio organizza meglio la manovra e Klinsmann lascia fare. La difesa è compatta, un tantino alta, e regala qualcosa al contropiede avversario. Ma anche la nazionale a stelle e strisce sa come dimenarsi nella metà campo offensiva e rende tutto più piacevole. Origi è l'ago che fa pendere la bilancia dalla parte di Wilmots. Un attaccante che dà pochi punti di riferimento, anche perché non si cala benissimo nel ruolo di prima punta, e garantisce imprevedibilità. Il risultato è che al quarantesimo secondo ha già una chance sventata da Howard.

Comincia la battaglia ravvicinata col portiere dell'Everton, che però per tutto il primo tempo non deve fare gli straordinari ma semplicemente amministrare. Fellaini e Witsel organizzano bene la manovra, ma Mertens e Hazard sono stranamente poco invogliati. De Bruyne fa le cose migliori e va al tiro quando può. Gli Usa, dopo 32', perdono Johnson per infortunio, ma il triste evento si rivela una manna dal cielo: in campo il giovanissimo Yedlin, che ha il motorino nelle gambe e non fa respirare gli avversari sulla fascia.

Nella ripresa i protagonisti salgono in cattedra. Il Belgio attacca a ripetizione e mette i brividi ad Howard, che però conferma di essere in uno stato di grazia: la prima parata arriva su colpo di testa debole di Mertens (2'), l'ultima su un tentativo goffo di Kompany, solo soletto in mezzo all'area (avversaria): è il 90'. In mezzo una serie interventi decisivi: a più riprese sul solito Origi, che colpisce un legno e tenta anche la giocata dai 25 metri, ma anche su Mirallas e Hazard.

Il talento del Chelsea perde lucidità con le sue proiezioni difensive (checché ne dica Mourinho) e la gara è una partita scacchi che si sviluppa a ritmi forsennati, in cui gli Stati Uniti, ordinatamente e senza andare nel pallone, si difendono e ripartono. Davanti però non hanno giocatori per fare male. Si scivola ai supplementari, dove Wilmots elabora il capolavoro tattico della serata: dentro Lukaku per Origi.

La promessa ormai affermata è travolgente al primo possesso, quando si fionda sulla destra, sfugge ai difensori e mette dentro per l'1-0 di De Bruyne. Gli Usa sono vicini a capitolare: De Bruyne ricambia la cortesia al compagno, che fulmina un incolpevole Howard in uscita (105'). Il cambio campo, stavolta senza interruzioni, basta agli Stati Uniti per riorganizzarsi: Green taglia fuori l'intera difesa e segna l'1-2, poi Jones e Dempsey vanno a un millimetro dalla clamorosa rimonta, ma anche Courtois si supera. Finisce con la vittoria del Belgio e la non-sconfitta degli Stati Uniti. Chi lotta con onore non perde mai.

Fonte: La Stampa






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