ANNO 14 n° 79
I pendolari Roma Nord presentano esposto in procura
Il comitato alza il tiro e annuncia la denuncia anche alla Corte europea
26/07/2017 - 17:37

VITERBO - E’ indirizzato anche alla procura di Viterbo oltre che a quella di Roma, Tivoli e Perugia e alla Corte dei conti del Lazio l’esposto del 'Comitato Pendolari Ferrovia Roma Nord' sulla perdurante situazione della tratta ferroviaria Roma-Civita Castellana-Viterbo, di proprietà dell’ente Regione Lazio e affidata in gestione a Atac spa.

“Siamo vicini al collasso del servizio” dicono i pendolari.

“I quotidiani disagi che devono sopportare gli utenti della ferrovia con l’orario invernale – si legge nell’esposto denuncia - aumentano a dismisura con l’entrata in vigore del nuovo orario ridotto estivo che non tiene minimamente conto delle necessità di chi si sposta nella capitale d’Italia, anche a luglio”

La tratta – ricordano i pendolari - è divisa in parte urbana (da Roma-Piazzale Flaminio alla stazione di Montebello) e parte extraurbana (da Montebello a Viterbo, con due punti di rottura che di fatto troncano la linea alla stazione di Catalano).

“Attualmente – prosegue il comitato dei pendolari - col nuovo orario sono previste circa 150 corse urbane giornaliere, ma nei fatti ne vengono attuate mediamente almeno un 20% in meno, attestandosi su un più realistico 100-120 corse urbane giornaliere. Abbiamo raccolto dati e testimonianze a sufficienza di cui alleghiamo al presente esposto alcune parti importanti e che siamo pronti a fornire, nella sua totalità, alle autorità che ne facessero richiesta”.

“Relativamente alla tratta extraurbana – si legge ancora nell’esposto - i treni sono stati dimezzati e non vengono più garantite le corse bus sostitutive. Infatti Atac, (nell’orario in vigore da Gennaio a Luglio 2017) ha sostituito treni con autobus di linea, sempre con l’avvallo dell’ente regionale e sta attuando un orario di servizio palesemente inadatto alla sua corrente capacità, sia per numero di treni circolanti che per quanto riguarda il personale che li guida e governa. Questo significa anche essere remunerati per km percorsi, che di fatto non vengono realizzati, nonostante un contratto di servizio vigente da circa 80 milioni di euro annui (suddivisi per le tre ferrovie ex concesse). Chiediamo infatti se sia legale questo comportamento e se possa eventualmente configurarsi un reato penale di truffa in pubbliche forniture, in quanto le corse erogate (da vedere poi come vengono erogate, con treni perennemente in ritardo in partenza, fatte con treni senza aria condizionata e senza servizi igienici per la maggior parte) non corrispondono a quelle garantite, come da orario ufficiale vigente. Non abbiamo evidenza inoltre che l’ente proprietario e firmatario del contratto di servizio (Regione Lazio) applichi veramente le penali necessarie, anche nel rispetto del nuovo Codice degli Appalti”.

I pendolari ricordano che “la tratta extraurbana, che copre una distanza di circa 80 km sui 102 totali, è gestita con il sistema di sicurezza del giunto telefonico che, come i fatti disastrosi di Andria e Corato hanno dimostrato, non sia il massimo come sistema per la tutela della sicurezza dei passeggeri. Per questo chiediamo di fare al più presto un approfondimento, coinvolgendo gli enti di riferimento per la sicurezza dei treni (USTIF e ANSF). Noi non ci sentiamo sicuri”.

Il Comitato dei pendolari dice di aver presentato diversi esposti e denunce negli ultimi 5 anni senza aver ottenuto una risposta che abbia poi portato a fare veramente qualcosa di decisivo per migliorare la sicurezza e il confort di viaggio dei pendolari della Roma Nord.

“Per questo – prosegue - procederemo a inoltrare il presente esposto anche alla Corte Europea per i diritti dell’Uomo e a tutte le autorità sovranazionali che in qualche modo possono fare qualcosa per migliorare la condizione umana del pendolare, che paga un biglietto e un abbonamento per avere un servizio degno di un paese civile e che invece si ritrova quotidianamente catapultato nel terzo mondo dei trasporti pubblici!”.






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